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Una sera, verso l’ora del pranzo, mio padre fece chiamare M.lle Odette nella grande biblioteca ov’egli teneva i registri della sua infelice amministrazione, e la fece chiamare in forma dirò così ufficiale, mandando il vecchio domestico James a dirle che Lord W. aspettava M.lle Odette nella sua biblioteca. Odette mi prese per mano, e scendemmo. Faceva quasi buio. Le tende si gonfiavano.

Avevo allora diciassette anni. M.lle Odette era nata a Bourges, nel Barry, ed i suoi discorsi cominciavano spesso con questa frase: «Chez nous, dans la maison de mon père...» E parlava di questa «maison de son père» come se veramente si trattasse della culla d’una dinastia. Quando venne al Castello aveva quasi ventotto anni; era una creatura deliziosamente fina, piena di seduzione, di freschezza e di leggiadria. Non gi

Dopo quel giorno Lord W., mio padre, non parlò più di allontanarla da casa nostra, ed anzi, quando vedeva M.lle Odette, la sua lunga faccia scura si rasserenava come per incanto.

Mi ricordo che M.lle Odette non rispose parola; solo si coverse la faccia con un braccio, e pianse, io, su per le scale, vedendo piangere Odette, cominciai a piangere anch’io. Non so bene cos’accadde: certo è che M.lle Odette non andò via. Non fece neanche i bauli; rimase triste qualche giorno, poi ricominciò a ridere.

Lle vene quanno... ll'ha dda venì. Si mme stesse a sentere a me, forze forze, ve dico a buie ca starrie pure buono. Ma quanno chillo, a l'ait

CURZIO. Che diavolo parli? che hai? che dici? MALFATTO. Dico ch'ogni sempre lui vorria far... sapete? CURZIO. Che cosa vorria far? Che guardi? che tocchi? MALFATTO. Tocco che voi avete certe belle scarpe, pelose, nere. Volete cangiare con le mie? CURZIO. Son contento. Sta' fitto. Che farai? MALFATTO. Ve lle volevo cacciare e metterve queste mie che sono piú sane.

'O vulite canoscere? Lle voglio di' ca m'ha dda fa 'o favore, quanno io sto durmenno, nun ha dda cant

Ma io non vorria che voi me dessivo delle pugna. IULIA. Pènsati che, si tu non parli saviamente, ch'io te lle darò; e saranno buone. MALFATTO. Be', io non ve la voglio dire. Cagna! Voi sète troppo crudela. IULIA. Orsú! Vatti con Dio, va'; e di' al tuo maestro che, se non è savio, io gli farò fare uno scherzo che se pentirá d'avermi mai cognosciuta. MALFATTO. Orsú! Basta: bon .

Che lle starranno facenno? mormorò il vecchietto. Due lagrime gli vennero giù lentamente per le gote. Il portinaio vuotò la pipetta nella mano e, dopo un silenzio, chiese: Mbè? Quanto durò quella vita? N'anno. Poi fu come una caduta. Come uno che cade da una terrazza all'ultimo piano e si trova a terra. Povera figlia! Stette malata due mesi e perdette tutto. Diventò un'altra.

V enit at interea mihi trippiger ille Cocaius, I lle, inquam, cui panza pedes cascabat ad imos R umpebatque uteri multa grassedine pellem. T une ait o Triperune tener, Triperune tenelle, V enisti? venisti etiam, Triperune galante? T une ades? o mi lac, mi mel, mi marzaque panis, E ya age, zuccarate puer, ne, puppule, dormi, S urge oculosque leva! hui, sbadacchias? surge, gaiarde!