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Cantar vorrei sue lodi, o fresche linfe: linfe fresche di Cirra, or dati bere a chi dicer d'un Febo novo brama! Girolamo sol dico, in cui non spere piú di me affaticar altrui le ninfe, ché piú di me, so bene, altrui non l'ama. H or che per prova, Amor, t'intesi a pieno I n fiamme ove giá n'alsi e 'n ghiaccio n'arsi, E cco mi tieni d'altro dol a freno.

Tutte, in un tempo, bevono a 'l lucente vespero, inebriate, quasi Bacco le linfe abbia cangiate in vin di Scìo, da' regni de la morte. Suonano a torno i lieti ribechini. Così tu vai, piacente Primavera, navigando ne 'l vespero, per l'almo fiume onde Amore sorse; e i gigli tratti dietro il paliscalmo vestono forme, ne la dubbia sera. Non calano da' rotti argini forse le ninfe a 'l Latamone?

Al prorompere della luce era insorto da un angolo della stanza un vagito stridulo e mordente, e gli occhi di don Fulgenzio, vitrei, spalancati, grossi di linfe epatica, si affissavano con terrore sovra un bambinello color scarlatto, che scalpitava come un piccolo ossesso tra le ripiegature di un tovagliolo. L'inaspettato istupidisce; il misterioso terrifica.

.... Sorreggimi, Occhiglauca!... Ho la vertigine. Or mi trasmuto, come Dafne, in tronco. Lo spirto, in forma umana avvinto e monco, torna, d’un balzo, alla silvestre origine!... Boccadifiori, baciami!... Parole divine odo, calor di linfe suggo. E dalla vita e dalla morte fuggo, per annientarmi nel fulgor del sole.

Tutte queste sensazioni di verde compenetravano il cervello, lo saturavano; ed era come se anche noi tenessimo alla terra per le radici, se anche in noi scorressero le fresche linfe, se anche noi vivessimo la vita immobile e silenziosa del verde. Allora, io ebbi un istante di felicit

Van le linfe gioiose, risucchiate Con eterno desìo da la radice, Dai tronchi e da le foglie al vento alate, Qual latte di nutrice!... È il baccanal del verde e del frumento, Del buon frumento da le spighe d’oro, Maturanti in silenzio a cento a cento Nel Sol di Messidoro: Lieti fiori di porpora fra il grano Respiran largo, trionfanti e belli.

Fiuta la tua pelle. Non ha più l'odore acido e caldo della carne, ma l'effluvio frescacido delle linfe. Sei diventato una galanteria di foglie e fiori offerta alla brezza tua, Mabima, odorosa che ti avviluppa. Il lieve ansare del suo petto rivela la gioia che prova nel sentir salire in se la tua vita. Le sue arterie e le tue vene sono le arterie e le vene mescolate della terra.