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LIMOFORO. Chi è questo Cappio? LARDONE. Il servo di Giacomino, l'inventore e l'essecutore di tutte le forfanterie, un che fa veder la luna nel pozzo; e gli fu posto nome Cappio dalla cuna, che durerá finché finirá con un cappio su la forca.

LIMOFORO. Tu non lo pòi sapere, che mai conoscesti Lima Limoforo. Ma dimmi, Lima, non ti trovò mia moglie a giacere con Barbetta nostro famiglio, e con un bastone ti fe' quella ferita ch'hai nella mano, ti cacciò di casa, e poi a preghiere d'amici fosti ricevuta? Questi secreti li sa questo tuo Limoforo? PSEUDONIMO. Non mi ricordo di tal cosa. LIMOFORO. Mostra la ferita ch'hai nella mano.

LIMOFORO. Ma che cortesia potrá sperar da me, s'egli m'ha offeso nell'onore, ché so che questa notte non avrá dormito? Mi dispiace nell'alma d'usargli discortesia. Ma ditemi, che ho da fare? GIACOMINO. Eccomi a pagar quell'offesa con quel pagamento con che soglionsi pagare simili offese. LIMOFORO. Ditemi questi pagamenti.

si può dire inganno, anzi tutto è stato fatto per forza d'amore: onde poi è riuscito in cosí buon successo che Limoforo abbi ricuperata la sua figlia, Antifilo non abbi preso per moglie la sorella, il maestro libero di non aver a dotar e maritar la figlia, anzi ricevuto il compenso delle sue fatiche, e io arricchito di cosí gran tesoro.

CAPITANO. Limoforo, eccovi Giacomino che, senza ch'io lo meni prigione, egli da se stesso viene ad imprigionarsi. GIACOMINO. Io non vengo qui a scusarmi, ma vengo a ricever castigo della mia colpa, se lo merito; se non, perdono e cortesia. CAPITANO. Limoforo, se non volete aver pietá di lui, abbiatela di suo padre: usateli qualche cortesia.

LARDONE. Se mi perdonate un fallo che ho commesso in questo fatto, strassinato dalla gola, vi spianarò il tutto in due parole. LIMOFORO. Se dici il vero, ti sará perdonato. LARDONE. E che sicurtá me ne date? ANTIFILO. Io sarò il tuo mallevadore. PEDANTE. Ed io il tuo fideiussore.

LARDONE. Come può consolarsi chi non ha niuna speranza di consòli? LIMOFORO. È troppo gran miseria viver senza speranza di consòlo. LARDONE. Però son discontento e ne disgrazio tutti i consòli. LIMOFORO. Non pianger dunque. LARDONE. Piango per sfogar la mia disgrazia e per morire. LIMOFORO. Meglio è che ti consoli da te stesso che esser consolato da altri: abbi pazienza.

GIACOCO. In casa mia non c'è autro ca na vaiassella, carosa, coccevannella, cacatalluni; e se ci truovi autra perzona, voglio che de zeppa e de pésole me portate presone. LIMOFORO. Capitano, entrate e fate l'offizio vostro. Non ti bisogna recalcitrare con la giustizia. GIACOCO. Ommo da bene mio, che hai a fare con la casa mia?

LIMOFORO.

Sparito è il mio sole, il mondo è in tenebre: come andrò dove debbo, senza occhi e senza luce? LIMOFORO. Dimmi, Lardone, minutamente e veramente il fatto come è andato, ch'esser non può che tu non abbi tenuto le mani in questa pasta. ANTIFILO. Comincia a narrar il fatto per lo filo.