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Con poche parole ci ringraziò e licenziò per far entrare i due svedesi protestanti, che regalarono una pendola e un ombrello di seta rossa, privilegio del re in questo paese. Maderakal mi tradusse il dialogo che ebbe luogo e che qui riporto, perchè mostra il tatto e la finezza di re Giovanni. «Cosa veniste a fare, o signori, in queste terrecosì fece loro domandare.

Un tal pensiero lo gettò in tale imbarazzo, che per la prima volta si degnò richiedere di consiglio i propri ufficiali che tutti furono d'avviso ch'egli dovesse battersi. Allora non pronunciò più parola, e lasciato che gli altri facessero i preparativi pel duello, licenziò tutti quanti, e rimase solo. La notte d'intervallo fu per colui una notte d'inferno.

Dette queste parole, don Vincenzo licenziò gli operai i quali stettero tutto il giorno formando dei crocchi in mezzo alla piazza, incerti su quello che dovessero decidere. I signori Guerini incominciarono a sentirsi più tranquilli.

La mia mamma morì pochi anni dopo la mia nascita. Non avevo fratelli. In casa mia si viveva meschinamente, con una sola serva che aveva cura di me. «Quando ebbi dodici anni, il babbo mi pose in collegio, dove rimasi sette anni. La pensione era dispendiosa. Egli licenziò la serva, vendette il mobiglio, e si pose a vivere a dozzina per fare economia.

Ma Rosa perchè meglio e più liberamente potesse spiare i pensieri della figlia, ricordò come non le conveniva parlarne più oltre se prima non erasi consigliata col marito, e licenziò Girani.

Fu un istante!... Nessuno lo seppe... Il fortunato Baciò, tacque e passò... La matrona severa Ripigliò la sua maschera nei crocchi della sera; Ad un detto men cauto finse sentirsi offesa; Frequentò, come al solito, e corsi, e balli e chiesa; Licenziò la domestica e il fedel servitore Perchè nell'anticamera parlavano d'amore; E, suscitando intorno mille fiamme lascive, Visse, come ogni dama che si rispetta, vive: Ipocrita a trent'anni, bacchettona a cinquanta, Borbottona a sessanta, e nel feretro santa!...

Sbarcarono, in fretta, egli pagò il barcaiuolo e lo licenziò: quello gli disse delle parole di augurio; anche lui li prendeva per due amanti.

Così dicendo, il Morone si licenziò, ripercorse l'atrio, e ridiscese col servo, intanto che l'Elia Corvino aperto l'usciale entrò nella camera indicatagli. Entrato che fu, un altro servo gli si fece incontro dicendo: So chi siete, abbiate la bont

È tornato il principe! le disse la sua cameriera. E dov'è? domandò Enrica. Era stanco e si è coricato. Ella era ben stanca, ma non potea coricarsi. Si vedeva negli specchi, nella sua camera, nel suo abbigliatoio, con lo strano abito che indossava, tornando da una mascherata. Licenziò la sua cameriera e si gettò su una poltrona. Il Re la tradiva.... e per una giovinetta.

Nel 28 di giugno 1475, quantunque convinto che le promesse di Uzunhasan difficilmente sarebbero state mantenute, il Contarini si licenziò da quel re, e per la via del Caspio e della Tartaria si diresse a Venezia. Il viaggio di ritorno riescì al veneto legato oltremodo faticoso, avendo dovuto per terre barbare ed infestate, viaggiare senza o con pochi danari.