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fermo s'affisse: la gente verace, venuta prima tra 'l grifone ed esso, al carro volse se' come a sua pace; e un di loro, quasi da ciel messo, 'Veni, sponsa, de Libano' cantando grido` tre volte, e tutti li altri appresso. Quali i beati al novissimo bando surgeran presti ognun di sua caverna, la revestita voce alleluiando,

fermo s’affisse: la gente verace, venuta prima tra ’l grifone ed esso, al carro volse come a sua pace; e un di loro, quasi da ciel messo, ‘Veni, sponsa, de Libano’ cantando gridò tre volte, e tutti li altri appresso. Quali i beati al novissimo bando surgeran presti ognun di sua caverna, la revestita voce alleluiando,

All'olezzante cedro del Libano ella sostituiva, con eguale trasporto di poesia e di gratitudine, il pino silvestre dal forte profumo resinoso. Come odora buono! diceva. Tanto buono e tanto forte!

Álzati ancora e danza, ignuda, sul cuore del mondo, e sii la cortigiana di Mágdala, splendente in amore fra tutte le donne perdute, bella come la rosa che nasce nei fragranti giardini del Libano, l’intrisa di tutti i peccati, l’amica dei centurioni prepotenti, quella che disse una sera al pallido Uomo di Galil:

In questa camera vecchia, fra queste mura stinte, nel profumo del tuo grembo disciolto, nel calore delle tue braccia innamorate, penserò all’altra peccatrice, quella che in te confusi quando eri la danzatrice di Mágdala, splendente in amore fra tutte le donne perdute, bella come la rosa che nasce nei fragranti giardini del Libano, l’intrisa di tutti i peccati, l’amica dei centurioni prepotenti, la danzatrice ignuda nei conviti ove spremuto rideva il gráppolo delle vigne di Galaad, la femmina bionda, coperta di gioielli abbaglianti come l’estate, quella che disse una sera al pallido Uomo di Galil:

Egli non risparmiava nessuno ed attaccò anche papa Alessandro VI. La conseguenza di ciò fu che dapprima fu scacciato dal chiostro e dopo vi fu imprigionato. Non è certo se egli abbia sofferto qui sino alla fine della sua vita. In prigione egli scrisse in difesa di Savonarola, su argomenti di teologia ed infine «Il Cedro del Libano».

fermo s’affisse: la gente verace, venuta prima tra ’l grifone ed esso, al carro volse come a sua pace; e un di loro, quasi da ciel messo, ‘Veni, sponsa, de Libano’ cantando gridò tre volte, e tutti li altri appresso. Quali i beati al novissimo bando surgeran presti ognun di sua caverna, la revestita voce alleluiando,

E la sua bocca nuova come la primavera mi fece pensare alle notti del pallido Uomo di Galil, quand’Egli dormiva sotto le stelle, vicino alla cortigiana di Mágdala, quella che non sapeva liberarsi dall’odore delle sue fine ciprie, dal peso de’ suoi fulgenti braccialetti, bella come la rosa che nasce nei fragranti giardini del Libano, l’intrisa di tutti i peccati, l’amica dei centurioni prepotenti, la danzatrice ignuda nei conviti ove spremuto rideva il grappolo delle vigne di Galaad...

fermo s'affisse: la gente verace, venuta prima tra 'l grifone ed esso, al carro volse se' come a sua pace; e un di loro, quasi da ciel messo, 'Veni, sponsa, de Libano' cantando grido` tre volte, e tutti li altri appresso. Quali i beati al novissimo bando surgeran presti ognun di sua caverna, la revestita voce alleluiando,

Or fra quei sommi duci, onde l'oltraggio De la patria di Dio non fu sofferto, Quale aquila su l'ali, al gran viaggio Cinto di spada se ne corse UBERTO; Quasi in notturno ciel di stella un raggio De gli anni infra l'orror splenda suo merto, E si dilati, e si sollevi come Sul gran Libano cedro, il suo bel nome.