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Si rammentava, come in sogno, un bel paese illuminato dal sole, dove stava tutto il giorno all'aria aperta, in mezzo al profumo dei fiori, allegro e felice; poi una notte mentre dormiva nel medesimo lettuccio con Frida, si ricordava d'aver sentito tremare la casa, poi un rombo, un grido, e avea visto il palco della camera abbassarsi in modo che poteva toccarlo colle sue manine, e tanti sassi, tanta polvere, da rimanere accecati, poi più nulla.

"Le parole di Alba mi avevan svelato come un lampo l'orribile delitto. La raccolsi svenuta, l'adagiai sul mio lettuccio e per la prima volta potei contemplare tranquillo tutta la soave bellezza di quella sovrana dell'anima mia! Per Dio! sentii quasi menomare il mio aborrimento per l'assassino incestuoso, parricida, alla vista di bella creatura! forse cagione innocente di tanto delitto!

No, due mi basteranno, aveva risposto Giusto. Invece non andò mai in Brianza, perchè gli venne in mente di rifare una Cleopatra tutta nuda, caduta dal lettuccio a terra, gi

Quella notte che Santa Lucia doveva passar da Verona, Agnese pregò per ore ed ore inginocchiata a piè del lettuccio, sul pavimento diaccio, tremando di freddo nella lacera camicina. Ma era riscaldata dal fervore stesso della sua fede.

Distesa nel suo lettuccio, colle spalle affondate ne' cuscini, rimaneva ormai lunghe ore immobile, cogli occhi chiusi, colle mani piccole e bianche raccolte sullo scarno petto. Loreta le stava accanto continuamente.

Pioveva sempre, ma la pioggia non batteva ai vetri con lo stesso ritmo dolce delle lunghe serate in famiglia alcun lume nella stanzuccia poteva mostrargli la faccia pallida e sorridente della madre e in fondo, nella penombra, il lettuccio della piccola sorella dormente.

Si abbracciarono di nuovo. Senza dir motto, Roberto avea trovato modo d'assicurare con quell'abbraccio il Cardella della sua discrezione. Il soprintendente uscì. Roberto si gettò sul suo lettuccio, soffocando il pianto nel rozzo origliere, che gli forniva l'amministrazione dell'ergastolo. Di a un'ora, Roberto si sovvenne che l'altro prigioniero lo aspettava.

Bortolo era corso innanzi ad aprire le finestre, per lasciar entrare la luce; il visitatore si era fermato sul limitare, tenendo pronto un sorriso di saluto, e sul lettuccio in fondo alla camera un giovane pallido e bruno si era tirato mezzo il corpo fuor delle coltri, portando una mano agli occhi e facendo cenno coll'altra a Bortolo perchè non aprisse tanto le imposte.

Guardammo: in quella miserabile stamberga difatti noi non scorgemmo che un meschino lettuccio, su cui era disteso un bel giovine dalla barba bruna, probabilmente lo zuavo, il quale aveva tuttora il braccio al collo; una vecchiarella sdraiata su di un pagliericcio alzò la testa al nostro arrivo e ci guardò con occhi stralunati.

E come io la interrogavo con gli occhi, non sapendo che cosa mi stesse per capitare addosso, ella soggiunse prestamente: Ebbene, ecco, io non volevo esser disegnata proprio io, perdonatemi... E chi? Ella volse lo sguardo al lettuccio, confusa. Allora m'accorsi che nel lettuccio c'era qualche cosa. Un piccino.