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S'è legata alla vecchia e perfino le lascia il suo letto. E giusto adesso, che avrebbe bisogno tanto di riposare! È malata, sa: ma è cocciuta... Pensavo a quel fosso, nella poltrona. E dorme , nella poltrona? Se n'è accorto? Gi

La scena, o signori, è unica, e l'entrata gratis; vedete: il mare, il progresso, e su il guadagno, e su ancora la poesia, e su ancora il sole che ride di tutto. O marinaio poeta, che hai letto nel gran libro dell'utile e nelle grandi notti sull'estensione dell'Atlantico, dimmi le tue rime.

Avevano letto che i canti di Omero, di Pindaro, di Tirteo non erano misteri di letterati, ma canzoni di popolo. Avevano letto che Eschilo, Sofocle, Euripide, Aristofane non si facevano belli della lode de' loro compagni di mestiere, ma anelavano al plauso di trentamila spettatori e l'ottenevano. Quindi, agitati da castissima invidia, vollero anch'essi quel plauso e quella corona.

Don Gennaro 'o cusetore è occupato a scrivere, con la matita, de' numeri in un libriccino. Siede sulle tavole del primo letto a sinistra dello spettatore. Steso sul suo letto, col capo poggiato sui materassi ravvoltolati, Peppe Pazzia dorme. Sotto al suo letto è una brocca, tra un fiasco di vino e un paio di scarpe. È sera. Tutti tacciono.

Appena fu in letto, egli fece chiamare Emilia, la quale piangeva fuori della stanza, e chiese di esser lasciato solo con lei. Allora le prese la mano, e fissò gli occhi nella figlia con tanta tenerezza e dolore, che il suo coraggio l'abbandonò, ed essa proruppe in un pianto dirotto.

Rogiero, presa baldanza, si gettò giù dal letto, e sforzandosi parlare disse: «Or dunque

I custodi, secondo che naturale talento e diuturna pratica di ogni maniera di bassezza e d'infamia sogliono mai sempre in siffatti casi persuadere, intesero il peggio punto; quindi sorpreso il vecchio Re giacente nel letto, gli forarono gl'intestini con un ferro rovente passato traverso un corno bugio introdotto nell'ano.

27 Come si vide il successor d'Astolfo sopra apparir quelle ridenti stelle, come abbia ne le vene acceso zolfo, non par che capir possa ne la pelle. Or sino agli occhi ben nuota nel golfo de le delizie e de le cose belle: salta del letto, e in braccio la raccoglie, può tanto aspettar ch'ella si spoglie;

Sei contento? mi disse l'amico Or l'hai vista. Sei contento? E tu non ti commovi? Io! Cio'! vecio! Ne ho viste tante in mia vita! Io mi secco assai di dovermene stare qui inchiodato in questo letto, tra lamenti, spasimi, morti subitanee e morti lentissime, che non arrivano mai. Sono impregnato di acido fenico. Senti, vecio mio, mi disse in un altro giorno fra poco me ne vado.

Io non sarei stato geloso di simpatie volute; ella, dopo la sua rappresentazione, avrebbe semplicemente ottenuto di allontanarmi da lei, e di farsi considerare piuttosto volgaruccia nelle sue trovate. Ho scritto come dettava dentro, rispose Gian Luigi. Secondo il sistema di Dante Alighieri, notai, sorridendo. È ancora discreto. Io non ho letto il tuo romanzo, perchè sono....