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Senta! proseguì questi ponendo la mano nella tasca del suo abito grossolano. Ho da quindici giorni preparata una lettera che non inviai, persuaso essere assai più conveniente parlare che scrivere. Ma giacchè gl'indugi sembrano volersi frapporre a certa conclusione che mi son prefisso, risolvo di dare a lei questa lettera che trasmetter

"La vostra stima, la stima degli uomini che vi assomigliano mi basta. Raimondo venne a me ebbro di gioja. Mi fe' leggere la lettera di Clelia, e mi ripetè cento volte che egli era il più felice degli uomini.

Gino mosse lievemente la testa, in atto di assentire alle amorevoli parole del medico. Poi, non volendo rompere la consegna con lunghi discorsi, mormorò una parola soltanto: La lettera.... Ah, ! rispose il medico. Il nostro Malatesti vuol farle sapere che ha ricevuto una lettera da Vienna; una lettera di suo padre.

Così in quell'angolo tranquillo del mondo, in quel paesello di semplici coltivatori si vedeva un movimento inusitato, un va e vieni di gente frettolosa e di curiosi, che arrestavano per via i vicini interrogandoli e facendo le meraviglie. Tutto questo movimento era stato prodotto da una semplice lettera privata d'un ministro a suo fratello.

Ras Alula fece infatti introdurre in nostra presenza i due prigionieri: Yavolet-ciarkos, un bravissimo giovane che da Massaua ci aveva accompagnati durante tutto il viaggio, che lasciammo a Debra Tabor con Bianchi e che ci raggiunse speditoci quale corriere a portarci la lettera del re; il secondo altro buon giovane che da poco era al nostro servizio.

Tu fai sempre complimenti con noi; disse Aminta, che aveva veduto quell'atto. No, sai? non ne faccio; rispose Gino. Ah, dico bene! Non ne sarebbe il caso; replicò Aminta. Noi intanto leggiamo bene le nostre. La mia è la lettera di un noioso; disse Gino. Ci sar

Il conte Gino represse un sospiro e si ritirò nel vano di una finestra, in apparenza per aver più luce, nel fatto per nascondere il viso, mentre leggeva la lettera.

PANURGO. , , vo' che mi porti una lettera a mio padre, che li bacio le mani e desio saper come stia. ESSANDRO. M'allonghi la vita! giá salo la scala e annodo il capestro al trave. PANURGO. Te terrò per i piedi, non ti farò salire. ESSANDRO. Scherzi con la morte non con me. Adesso mi butto. PANURGO. Non buttarti cosí presto. Ecco spezzato il capestro: perché non lo tentavi prima che adoperarlo?

Cosa era quella lettera? che diceva essa? Ritorniamo su i nostri passi.

L'involontario ribrezzo che ogni uomo onorato prova a bella prima contro una delazione qualsiasi, un sentimento forse di amicizia per un antico commilitone, la vergogna fors'anche di svelare il tradimento di un concittadino, congiunti probabilmente ad altri motivi ch'io ignoro, trattennero il generale Zucchi dal recare al vicerè la lettera venutagli in mano. Correva allora la met