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E la nostra digressione sull'amicizia? Cicerone ne ha scritto un trattato, dove ne disse tutto il dicibile; lo avete letto? No. Neppur io. Lo leggeremo insieme, se vi piace. L'autunno venturo... dacchè partite... Ah! è vero! Fatemi intanto da Cicerone intorno ai vostri ruderi. Subito. Quando entrai nella vita... Vi hanno messo a balia...

Don Pietro frattanto leggeva la lettera, che, col permesso di Gino, leggeremo anche noi. Il conte Jacopo scriveva in questa forma a suo figlio: «Mio caro Gino,

Anche domani! rispose Aloise. Questa sera medesima andrò a scartabellare i miei vecchi amici. Non tanta fretta! esclamò Ginevra. Noi leggeremo stasera, se vi piacer

Se continua questa volgare e antigienica mania disse Giorgio ne sentiremo presto delle belle. Leggeremo nei giornali: «il celebre dinamitardo O'Donovan Rossa ha depositato cinquanta cents nell'ufficio del Clipper con una sfida, aperta a tutti, di misurarsi con lui nella sua grande specialit

Non pensare al passato e a quel che non si può più fare disse la fanciulla con animo sostenuto, persuasa di essere in quel momento quasi la voce di Dio: Tu devi vivere, Ezio, non per ricordare quel che è scomparso, ma per quel che puoi fare ancora di bene: e nel bene che farai a te e agli altri troverai la forza di sopportare il male. Non devi credere di aver perduto tutto, fin che ti resta un cuore che ti vuol bene: e noi siam qui tutti intorno a te non di altro occupati che di volerti bene e di aiutarti a sopportare questa sventura. Quanto potrai vedere attraverso al nostro amore, lo vedrai come prima, forse più bello di prima. La luce non è soltanto negli occhi: anzi quella che viene dall'amore delle anime è forse più chiara. Noi ti aiuteremo a ricordare, a sperare, a credere. Non lasceremo spegnere le immagini della tua giovinezza, che invecchieranno meno presto per te che per noi, perchè tu le conserverai come un tesoro riposto e non le dissiperai in cose nuove. Qui conosci il paese: sai da dove spunta il sole e dove tramonta: conosci le piante e i fiori che ti circondano e ad ogni primavera sentirai nel profumo degli alberi ringiovanire la terra, rinverdire le siepi, rinnovarsi il piacere di vivere. E intanto noi ti leggeremo i libri più belli, ripiglieremo il nostro Beethoven in cui si può vedere tutto quello che si vuole: insomma tu vivrai di noi, qui, al Castelletto, al Pioppino, pigliando di noi soltanto quello che è più caro. E se sentiremo che ci sono altri infelici nel mondo, chi ti vieter

E la stessa idea di questa classificazione, di questa gerarchia, non è poco felice? Se il paragone non fosse, come dice il motto, odioso, non sarebbe inutile? Quando avremo dimostrato che Washington vale più di Vittor Hugo, forse non leggeremo più la Leggenda dei Secoli, o dovremo mettere la statua del suo autore sopra un piedistallo dieci centimetri più basso?