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E a lei Lauretta:

Lauretta⁸⁵ allorquando si prepara alla novella di Landolfo Ruffolo, la quale benché contenga grandi miserie ha

Gran sollievo per Selvaggia fu sempre la compagnia di Lauretta. Erano, è vero, di una indole assai diversa; perchè Lauretta aveva un carattere riservato, positivo, tranquillo: Selvaggia invece espansivo, sensibile, e cuore e mente ardentissimi.

Vestiva essa un bianco abito serico, stretto alla vita con cintura d’argento ed un aureo fibbiale. Una sopraveste egualmente serica cilestrina con grandi maniche aperte dal gomito al polso, e sopravi bottoni e ricami d’oro, ne arricchivano l’ornamento. Oltrechè sul confine delle candide braccia le si avvincevano due smanigli con perle, che pure a un sol filo le pendevano dal collo. Un serto cesellato in argento le cingeva la bianca fronte, e le teneva raccolto il bel volume de’ suoi capelli, biondi che parevano fila d’oro, e a grandi ricci le cadevan sugli omeri. Il suo volto era bianco rosato. Gli occhi, Cino stesso cel dice, eran soavi e pien d’amore. Alta della persona, snella e dignitosa a un tempo nel portamento. Disegnandone le belle forme, potea dirsi che ritraessero di tutta la grazia greca. La sua voce financo, troppo esile, troppo grave, le usciva con un suono dolce e melodioso da farsi udir per incanto. Cotali pregi si piacevano d’ammirare l’invitati alla festa nella nobile figlia del Vergiolesi; quando li scudieri vennero annunziando le une poco dopo le altre, co’ lor cavalieri consorti e famiglie, madonna Oretta de’ Panciatichi; Imelda e Viola di messer Rinieri de’ Cancellieri di parte Bianca; monna Alagia degli Uberti; donna Fiore de’ Gualfreducci; donna Ghisola de’ Lazzari; monna Bice de’ Muli; Dialta de’ Tedici; Finamore de’ Sodogi; Lieta de’ Reali; donna Porzia de’ Rossi; donna Lauretta di Laute de’ Sinibuldi, l’amica intima di Selvaggia, e le donzelle cugine sue Vergiolesi, Lamandina, Guidinga, Matelda, Albachiara e Argenta. Queste con alcune altre, quasi che tutte della classe de’ maggiorenti, per avvenenza, per ricche vesti e per sfoggio di gemme d’ogni maniera, facevano bella mostra: sfoggio gi

Tale, s’io l’ho ben veduta, è Lauretta. Elisa⁸⁶, anzi acerbetta che no,

Lauretta era l’unica con cui Selvaggia lassù potesse aprire il suo cuore. Da qualche mese aveva fatto ritorno al Castel di Sambuca, abbandonato ora del tutto quel di Vergiole, dove messer Fredi consorte suo aveva voluto si riparassero co’ suoi dopo l’assedio, ma dove neppur l

giacché Lauretta rimpiange un morto amante e vive malcontenta di lui che l’ama al presente. Forse è Filomena, la discreta Filomena, che le compagne invidiano appunto pe’l

Raccoltisi quindi questi di casa a una parca refezione, non appena compiuta, pensò Guidotto, prima di coricarsi, di consegnare in proprie mani, a madonna Lauretta al castello, le lettere di messer Fredi, perchè il giorno seguente a qualche ora voleva partire.

Cui subito Lauretta:

Frattanto che le danze si riprendevano, Cino s’avvicinò a Selvaggia, che da un lato della sala se ne stava a parlare con Lauretta di lui cugina.