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Vidi la figlia di Latona incensa sanza quell’ ombra che mi fu cagione per che gi

Vidi la figlia di Latona incensa sanza quell'ombra che mi fu cagione per che gia` la credetti rara e densa. L'aspetto del tuo nato, Iperione, quivi sostenni, e vidi com'si move circa e vicino a lui Maia e Dione. Quindi m'apparve il temperar di Giove tra 'l padre e 'l figlio: e quindi mi fu chiaro il variar che fanno di lor dove;

Ma Gregorio da lui poi si divise; onde, tosto come li occhi aperse in questo ciel, di medesmo rise. E se tanto secreto ver proferse mortale in terra, non voglio ch’ammiri: ché chi ’l vide qua gliel discoperse con altro assai del ver di questi giri». Paradiso · Canto XXIX Quando ambedue li figli di Latona, coperti del Montone e de la Libra, fanno de l’orizzonte insieme zona,

quand'io senti', come cosa che cada, tremar lo monte; onde mi prese un gelo qual prender suol colui ch'a morte vada. Certo non si scoteo si` forte Delo, pria che Latona in lei facesse 'l nido a parturir li due occhi del cielo. Poi comincio` da tutte parti un grido tal, che 'l maestro inverso me si feo, dicendo: <<Non dubbiar, mentr'io ti guido>>.

Io vidi più folgór vivi e vincenti far di noi centro e di far corona, più dolci in voce che in vista lucenti: così cinger la figlia di Latona vedem talvolta, quando l’aere è pregno, che ritenga il fil che fa la zona. Ne la corte del cielo, ond’ io rivegno, si trovan molte gioie care e belle tanto che non si posson trar del regno;

Ma Gregorio da lui poi si divise; onde, si` tosto come li occhi aperse in questo ciel, di se' medesmo rise. E se tanto secreto ver proferse mortale in terra, non voglio ch'ammiri; che' chi 'l vide qua su` gliel discoperse con altro assai del ver di questi giri>>. Paradiso: Canto XXIX Quando ambedue li figli di Latona, coperti del Montone e de la Libra, fanno de l'orizzonte insieme zona,

Vidi la figlia di Latona incensa sanza quell’ ombra che mi fu cagione per che gi

Io vidi piu` folgor vivi e vincenti far di noi centro e di se' far corona, piu` dolci in voce che in vista lucenti: cosi` cinger la figlia di Latona vedem talvolta, quando l'aere e` pregno, si` che ritenga il fil che fa la zona. Ne la corte del cielo, ond'io rivegno, si trovan molte gioie care e belle tanto che non si posson trar del regno;

Ma Gregorio da lui poi si divise; onde, tosto come li occhi aperse in questo ciel, di medesmo rise. E se tanto secreto ver proferse mortale in terra, non voglio ch’ammiri: ché chi ’l vide qua gliel discoperse con altro assai del ver di questi giri». Paradiso · Canto XXIX Quando ambedue li figli di Latona, coperti del Montone e de la Libra, fanno de l’orizzonte insieme zona,

quand'io senti', come cosa che cada, tremar lo monte; onde mi prese un gelo qual prender suol colui ch'a morte vada. Certo non si scoteo si` forte Delo, pria che Latona in lei facesse 'l nido a parturir li due occhi del cielo. Poi comincio` da tutte parti un grido tal, che 'l maestro inverso me si feo, dicendo: <<Non dubbiar, mentr'io ti guido>>.