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Ognor s'allontanavano. Ma dopo lunghi istanti, E stanca di guardare all'orizzonte avanti, Ella pur si voltò, e i loro sguardi alfine S'incontrarono. E allora le pupille divine Nell'innocenza sua fissò sul nuotatore E ingenua il contemplava e senz'alcun rossore. Essi correvan sempre; ma ecco che improvviso Una espressione strana le si dipinse in viso. Ignota lassitudine di lei s'impadroniva, Parca che le sue mani cercassero una riva... Il giovin se ne avvide, e le pupille fisse Sempre su lei: «Sei forse un poco stanca?», disse. «Io? Giammai». Ma frattanto facevansi più lenti Mentre così dicea tutti i suoi movimenti. In tutto lo splendore sul vastissimo piano Il sole i rai possenti vibrava più lontano, E quella immensit

Ma oggi la signorina Anastasia Mikailovna, con la racchetta da tennis in mano, si era invece rifugiata nel più intimo salottino dell’albergo e stava con molta lassitudine appoggiata contro una scrivania; le sue trecce scure brillavano sopra un golf color viola del pensiero, e, forse per pudore, forse per indecisione, guardava con occhi bassi le sue belle scarpette di daino molto fino.

A questo attacco Tina volse la testa alla porta dell'altra camera, nella quale Betta curiosissima, come tutti i solitari abbandonati, doveva ascoltare; ma non ebbe il coraggio di alzarsi per chiuderla; poi si sentiva riprendere dalla stessa lassitudine della sera innanzi, quando aveva finalmente ceduto alle istanze della mamma.

Ma rinunciando a Lamberto era caduta come in un grande vuoto. Le giornate le parevano più lunghe, senza scopo: a che pensare? Che cosa potrebbe accaderle? L'avvenire non diventava più che una ripetizione del presente, indistinta e monotona nell'inutile durata del tempo. Quindi le ritornava quella debolezza di malata, con un pallore più cereo sul volto, cogli occhi opachi e una lassitudine anticipata di ogni moto, che la lasciava per lunghe ore muta sulla poltrona daccanto la zia. Colla terribile facolt

Il Virey, per un istante disarmato dall'umile atteggiamento del Levita, riprese la parola con intonazione più dimessa: «La malattia che ha colpito quest'uomo è una delle più comuni oggidì: la lassitudine nervosa complicata e aggravata da un chiodo fantastico.

Solamente.... una gran lassitudine.... E poi.... Ecco, mi riprendono le nausee di poco fa, ma.... più forti. Mia madre ed io scambiammo una lunga occhiata di tenerezza, di gioia repressa. Stesi le mani ad accarezzare delicatamente il viso di Fausta, ritenendomi dallo stringerla al petto, come avrei voluto fare in uno slancio di gratitudine immensa, per paura di nuocerle in quello stato.