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Alle 9,45 lasciavamo i Lastoni e ci dirigevamo verso quella specie di intaglio che s'apre all'estremit

La bravissima guida Z. Pompanin accettò con entusiasmo la mia proposta; ci aggregammo, come seconda guida, l'ottimo Angelo Zangiacomi, ed a tarda sera del 28 agosto lasciavamo Cortina pian piano, misteriosamente, col favore della notte... e andammo a dormire allAlbergo Tofana» a Pocòl, per guadagnare una buona ora sull'indomani, e non dar conto a niuno dei nostri progetti.

Noi sceglievamo sempre quelle vie, procedendo fin che il Reno sopraggiungeva ad accompagnarci, scapigliato di schiuma, e spesso, non contenti dell'impreveduto e del mistero, lasciavamo la via segnata, inoltrandoci pei boschi, salendo pei greppi che i lichéni avevan ricoperti di morbidissimi tappeti naturali, qualche volta anche arrischiandoci su rocce a picco, dalle quali si poteva veder sotto il ruinar vertiginoso del fiume.

Fin dal mattino facciamo trasportare il nostro bagaglio sulla piazza del mercato, e caricate le mule, le mandiamo ad aspettarci la sera ad Axum. Fu un momento ben triste quello di salutare il povero Tagliabue che lasciavamo solo e in malferma salute, e ben triste dev'essere stato quel momento anche per lui.

Alle 3,30 del giorno 29, con bellissimo tempo, lasciavamo l'albergo e giungevamo in un'ora al Casòn di Formin.

strano," gli risposi; "quello che mi passa per la testa in questo momento. Quel cortile come lo si vede di qui, questa sala, queste finestre, questi colori, tutto quello che mi circonda, mi pare che non mi riesca nuovo; mi par che risponda a una immagine che avevo in capo, non so da quando, non so come, confusa in mezzo a mille altre, forse nata in un sogno, che so io! Quando avevo sedici anni, ed ero innamorato, e guardandoci fissi negli occhi, io e quella bambina, soli, in un giardino, all'ombra d'un capanno, ci lasciavamo sfuggire, senza accorgercene, un grido di gioia, che ci rimescolava il sangue come se fosse uscito dalla bocca d'una terza persona che avesse scoperto il nostro segreto; ebbene, allora io desideravo spesso di essere un re e di avere una reggia; ma nel dar forma a quel desiderio, la mia immaginazione non si arrestava mai nelle grandi reggie dorate dei nostri paesi, e volava in terre lontane, e l

In un minuto spostavamo i tavoli, mettevamo carta e libri al posto, lasciavamo giù le brande, facevamo il letto e ci buttavamo sul pagliericcio senza aver modo di cambiare la camicia. Chiesi era sempre il primo a toccare le lenzuola. Adagiato, con la guancia sul guanciale, incominciava subito a ruggire come una belva con una palla nella testa. Don Davide non dormiva subito.

Alle dell'indomani lasciavamo Schluderbach, avviandoci comodamente su per la strada di Misurina; alle 7 eravamo sulla Forcella di Lavaredo, ove sostammo a prendere fotografie del gruppo dei Cadini, che di l

Mentre ero al Castellaccio c'era un certo Santo Sterpone, nato a Luccoli, della provincia d'Aquila. Era stato condannato a venti anni, come omicida, per due false deposizioni. In galera non poteva darsi pace. Diceva a tutti che era innocente e agli intimi che non sarebbe molto tranquillo se non dopo avere scannati quei due cani. Noi lo lasciavamo sfogare e ridevamo dei suoi sogni di vendetta.

Eppure non ti è mai avvenuta una disgrazia! Noi non ti lasciavamo un momento.