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L'asta dell'arcivescovo lambe il collo del principe, sguizzando sulla polita spalliera, e va a ficcarsi nell'estremo della groppa al cavallo; quella di Gisulfo passa Alfano da parte a parte dal petto, lo ribocca, spezza le cinghie della sella, gli fa perder le staffe, e sollevandolo di peso così infilzato, trascorre l'arena, trascinato dal cavallo furioso per la ferita, e va a gittarlo sotto la bigoncia dei commissarii.

E alzando gli occhi ai palazzi, alle torri, ai campanili, agli archi grandiosi, mi cominciava a parere strano che, in luogo d'ispirare quell'ammirazione subitanea e profonda, mista quasi ad un senso di terrore, che sogliono ispirare i monumenti giganteschi, costringessero invece, quando si voleva esprimere con parole l'effetto delle loro bellezze, a servirsi degli aggettivi stessi che s'usano per designare un bel fanciullo, un bel fiore, un bel ninnolo, come: Gentile, amabile, caro.... Guardando quelle torri, quei palazzi, sorprendevo spesso in me medesimo un desiderio bizzarro, come di fare scorrere la mano su quei contorni, di palpare quei rilievi; e con questo desiderio, una specie di sollecitudine gelosa per quelle moli enormi di pietra, come se temessi che la menoma forza le potesse offendere e sciupare; e con questa sollecitudine, un bisogno vivo e continuo di correrle e di ricorrerle con quello sguardo d'amante che avvolge, e striscia, e lambe, e si stanca sulle forme amate.

È questa la purissima Acqua dei monti; La cristallina lagrima D'äeree fronti. Anche le vette piangono Ed han sorrisi, Ed i cipressi alternano Ai fiordalisi... L'acqua è l'ingenua figlia Dei cicli azzurri, E parlano d'ambrosie I suoi susurri. L'acqua è la figlia tenera D'inferociti Giganti e, quasi a molcerli, Lambe i graniti. Madonna d'Oropa, 1876. È la sera.

Chi qua la rosa, chi il giglio sugge; chi assale questo fior e chi 'l relinque. Fassi gran preda, ed Ibla si distrugge co' l'altre terre che vi son propinque; la turba d'ogn'intorno succia e lambe, cessan riportar l'enfiate gambe.

Ché se al contrasto di natura l'arte, l'industria in suo ripar non fusser ambe, mentr'egli sugge e lambe lo sin materno, peggio de le belve ne rimarrebbe, tanto l'odia e sdegna e fassigli matregna colei ch'abbella monti, valli e selve, e d'un gentil figlio non tien cura pel torto del primier; dico Natura! «Prima roboris spes primumque temporis munus quadrupedi similem facit». PLIN.

Diavolo! sclamò il dottore che logica! «Se voi foste stato mio padre, o anche mio zio, voi avreste forse osservato, conducendomi nel mondo, ove i miei sguardi volgevansi, chi faceva arrossir le mie guancie, brillare i miei occhi, tuffandomi in quello stupore che lambe la sciocchezza.

Mercoledì 4. Per un quarto d'ora ci andiamo innalzando per poi scendere in una vastissima pianura poco più elevata del lago, che tutta attraversiamo: durante la discesa seguiamo coll'occhio il corso del Nilo che dal lato sud-ovest, in fondo alla pianura, va serpeggiando fiancheggiato da due strisce di folta verdura, frutto delle terre che egli lambe e fertilizza.

Oh! l'altro aveva soggiunto, si dice che dal mare, ove il fondo è molto basso, il quale lambe le mura del forte, qualche volta si veda uscire un enorme caprone. Un caprone? Precisamente un caprone, che, invece di due, ha quattro corna. Non ne ho mai veduti caproni a quattro corna, e che ho fatto anche il pastore, aveva replicato Marco.