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Anco do a chi mi dimanda, e invitovi a dimandare; e molto mi spiace colui che in veritá non bussa a la porta della sapienzia de l'unigenito mio Figliuolo, seguitando la doctrina sua; la quale doctrina, seguitandola, è uno bussare chiamando a me, Padre etterno, con la voce del sancto desiderio, con umili e continue orazioni.

Cosí la virtú di questo sacramento vi rimane ne l'anima, cioè che vi rimane il caldo della divina caritá, clemenzia di Spirito sancto. Rimanvi el lume della sapienzia de l'unigenito mio Figliuolo, illuminato l'occhio de l'intellecto in essa sapienzia a cognoscere e a vedere la doctrina della mia Veritá ed essa sapienzia.

E subbito che elle sonno disposte, participa me, Sole, illuminandolo nella potenzia mia e nella sapienzia de l'unigenito mio Figliuolo, e nella clemenzia del fuoco dello Spirito sancto. che vedi che essi hanno presa la condiczione del sole, cioè che, essendo vestiti e piene le potenzie de l'anima loro di me, vero Sole, come decto t'ho, fanno come il sole.

La potenzia mia è inextimabile, e con la mia potenzia e virtú governo tucto l'universo mondo. Veruna cosa è facta o governata senza me. che Io so' el lavoratore che piantai la vite vera de l'unigenito mio Figliuolo nella terra della vostra umanitá, acciò che voi, tralci uniti con la vite, faceste fructo.

E però quella cosa che vita, spesse volte, per loro difecto, loro morte, cioè il prezioso sangue de l'unigenito mio Figliuolo, el quale tolse la morte e la tènabre e donò la luce e la veritá, e confuse la bugia. che da la parte di colui che riceve, ricevendolo indegnamente con la tenebre del peccato mortale, a costui gli morte e non vita.

E perché Io ti dixi che del Verbo de l'unigenito mio Figliuolo avevo facto ponte, e cosí è la veritá, voglio che sappiate, figliuoli miei, che la strada si ruppe, per lo peccato e disobedienzia d'Adam, per facto modo che neuno potea giognere a vita durabile; e non mi rendevano gloria per quel modo che dovevano, non participando quel bene per lo quale Io gli avevo creati a la imagine e similitudine mia.

O Bontá sopra ogni bontá! tu solo se' colui che se' sommamente buono, e nondimeno tu donasti el Verbo de l'unigenito tuo Figliuolo a conversare con noi, puzza e pieni di tenebre. Di questo chi ne fu cagione? L'amore, però che ci amasti prima che noi fussimo. O buono, o etterna grandezza, facestiti basso e piccolo per fare l'uomo grande.

Tucto è per l'amore proprio, come fecero e' giuderi e ministri della Legge, che per la invidia e amore proprio s'accecarono, e però non cognobbero la veritá de l'unigenito mio Figliuolo; e però non rendevano il debito di cognoscere vita etterna che era fra loro, come dixe la mia Veritá dicendo: «El regno di Dio è tra voi». Ma essi nol cognoscevano: perché? però che, per lo modo decto, aveano perduto el lume della ragione, e per questo modo non rendevano il debito di rendere onore e gloria a me e a lui che era una cosa con meco; e però, come ciechi, commissero la ingiustizia, perseguitandolo con molti obrobri infino a la morte della croce.

Poi che venne il carro del fuoco de l'unigenito mio Figliuolo, el quale recò el fuoco della mia caritá ne l'umanitá vostra, con l'abondanzia della misericordia, fu tolta via la pena delle colpe che si commectono: cioè di non punirle in questa vita di subbito che offende, come anticamente era dato e ordinato nella legge di Moisé di dare la pena subbito che la colpa era commessa.

Sonno tenuti di rendere gloria e loda a me, seguitando le vestigie della Parola incarnata de l'unigenito mio Figliuolo, e alora mi rendono debito d'amore di me e dileczione del proximo con vere e reali virtú, come di sopra ti dixi.