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Attilio Venturi? Chi? Il protagonista del tuo racconto: L'ucciso. Tu hai letto il racconto? .... diss'ella, profondamente sconvolta. E perchè l'hai letto? Mah.... perchè era scritto da te.... Non vi era obbligo, anima mia. Ho fatto tanto male? Sono dunque così sciocca, da non poter aprire un tuo libro? e quasi piangeva. Non importa, cara diss'egli, indulgentemente se ciò ti diverte, fa pure.

OTTAV. Ei di virtú per certo non s'innamora: prepotenti modi, liberi, audaci, a lui son esca, e giogo; teneri, a lui recan fastidio. Oh cielo! io, per piacergli, e che non fea? Qual legge io rispettava ogni suo cenno: io sacro il suo voler tenea. Di furto piansi l'ucciso fratel mio: se da me laude non ne ottenea Neron, biasmo non n'ebbe.

Il banchiere era stato trovato morto nella sua stanza, con la testa schiacciata. Vicino al cadavere giaceva una grossa mazza di ferro che l'assassino aveva preso nella stalla dietro la casa. Fra l'ucciso e l'uccisore doveva esservi stata una lotta tremenda, perchè il pavimento e i muri erano tutti insanguinati; persino lungo le scale c'erano delle chiazze rosse. E non si seppe mai nulla.

Guido di Monforte, uno de' principali francesi, che aveva perduto il padre nelle guerre contra Inghilterra, trovandosi un in chiesa con Arrigo principe inglese, lo trucidò a personale e vile vendetta, fuggí di chiesa, e ripentito rientrovvi a tirar fuori l'ucciso pe' capegli, come gli era stato tirato il padre; e re Carlo lasciò impunito quell'arrabbiato.

Stesi a terra l'uno accanto all'altro il ferito e l'ucciso, e messo l'altro in salda annodatura, venne accesa la lampada e collocato sul tavoliere l'occorrente per iscrivere, al che fare s'accinse il Mandello, siccome l'uno dei più istrutti; quindi il Castellano, assisosi in mezzo a' suoi, si fece condurre innanzi quello incatenato, e misuratolo dello sguardo dalla fronte ai piedi, senza che desso mutasse punto di suo audace e feroce portamento, gli domandò con voce severa: "Chi sei?" ed ei rispose: Sono Marco Spinaferro. Di qual luogo? Milano. Quando venisti in questo Castello? Ci sono entrato ieri col seguito di quei signori (ed accennò Volfango e Agosto Medici) Con chi eri tu? Con Ambrosio Bina e Antoniotto Gorano. Sono quei due col

Con rabbia fatta che non ha paragone, Gorello afferra il braccio del feritore, e glielo stringe in guisa, che i tendini costretti non possono fare articolare la mano; poi glielo torce nel seno, e lo forza a ferirsi; l'ucciso, che uomo di vastissime membra era, piomba addosso a Gorello, lo copre della propria persona, e fa che nuovamente giaccia disteso per terra: questa ventura fu operata in un punto, così che un altro che teneva alzata l'accétta per trucidare Gorello, di piena forza la vibra nelle spalle del morto compagno.

La derelitta atteggiata di disperazione così prorompea nei lamenti e maravigliava perchè non la uccidesse il dolore. Si strappava le chiome scarmigliate e passe, percuoteasi il petto, e riscossa, fatta forza a stessa, soffolta sulla mano tremante s'innalzava dal suolo su cui era prostesa, e sostenuta dai lagrimosi soldati, stette assisa sull'ignuda terra. Teneva in grembo l'ucciso amico, a vicenda riguardava l'infranto volto e stretta da raccapriccio faceva agli occhi un velo colle mani sanguinose, volea pur dargli un bacio, ma la tremante bocca non trovava ove fermarsi. Ahi, Girani, miserissimo Girani!... ch'io ancora ti stringa a questo cuore che in petto forte mi piange;... ancora pria che allacci queste labbra la morte, che pietosa gi