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Dicea la Furia a lusingarle il core: Certamente del cielo alto messaggio Quì de i perigli misurando l'ore Ha prescritti gli spazj al tuo viaggio; Chè 'n mezzo l'armi a dimostrar valore Non ha il popolo nostro oggi coraggio, E ne la mente sua vilt

Ringrazi messer Ugo. A tutte l'ore! Dannato sia! imprecò Oberto. Come? Come? Quanto fu valente per noi! ! affermò Ildebrandino. Per la impresa? rise Oberto, invelenito: guardando lo zio con degnazione, quasi gli dicesse: Mi accontenterò io dei vostri giudizi? Oberto, l'hai veduto nelle fiamme? Troppo ho veduto! E per la impresa, tu dici? Ugo ha pugnato, come un forte, e l'amo!

Era Lisa. I due giovani non contavan più l'ore! Chi di voi l'ha contate nei colloqui d'amore? Ma le contava il vecchio dal suo secondo piano. "Come ti voglio bene!" mormorava Graziano Alla bionda fanciulla. Ella diceva: "Anch'io!" Ed egli soggiungeva: "Domattina, amor mio, "Voglio farmi coraggio! Vo' chiederti in isposa "A tuo padre!..." Il vecchietto ascoltava ogni cosa, E rideva in cuor suo.

Il vino nuovo dentro le botti Bolliva. "È strana cosa!" Rifletteva Martino, "Graziano e Lisa in tutto somigliano al mio vino! "Mentre di fuor fa freddo hanno il cuore che cuoce!" Una notte pioveva. Parea quasi una voce Di lamento, lo squillo delle poche campane Che suonavano l'ore nelle valli lontane. Il tocco era passato.

145 Non cessa e non si placa, e più furore mostra nel giorno, se pur giorno è questo, che si conosce al numerar de l'ore, non che per lume gi

Ombre placide e molli, ombre silenti Del bosco, io vi ritrovo e trovo insieme Quel che passò tra voi nell'ore estreme Della mia gioia e de' bei giorni spenti. Qualche cosa di mio tra le piangenti Vostre foglie va lieto ed erra e freme, Tal che il mio core, desiando, teme Di rivivere in voi l'ore ridenti.

L'alte montagne nere e i verdeggianti Colli e le roccie e i pini e le cascate D'argento vivido Suscitavano in lui gli antichi canti, Ricordavano a lei l'ore passate. Mirava il triste sguardo ed il sorriso Ancor più triste e gli diceva i fati Lungo il silenzio E la terribil calma del suo viso E i suoi capelli d'oro scolorati. Egli sentiva nuovo atro dolore E non osava prenderle la mano.

Alfin surse da terra, chè volavano l'ore. Avea l'occhio velato da un osceno languore, Ed additando l'oro mormorò al vecchio: "Senti: "Questi sono testoni tutti nuovi e lucenti... "Son dieci!... Sono pochi! Ma se tu mi concedi "La sua vita, oltre l'oro che scintillar qui vedi. "Io ti darò... me stessa!... E sono bella!... Guarda!..." E si slacciò le vesti.

per cui le fronde, tremolando, pronte tutte quante piegavano a la parte u' la prim'ombra gitta il santo monte; non pero` dal loro esser dritto sparte tanto, che li augelletti per le cime lasciasser d'operare ogne lor arte; ma con piena letizia l'ore prime, cantando, ricevieno intra le foglie, che tenevan bordone a le sue rime,

sol fremeva dell'altrui nequizia, Ma quando reo me stesso io discopriva, L'ore mi s'avvolgean d'onta e mestizia. Poi dal perturbamento io risalíva A proposti elevati ed a preghiere, Me concitando a carit