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Un profondo silenzio. L'orchestra non ha applaudito; Kalas si volta; con gesto lento incrocia le braccia, e guarda il Professore. Ma il Professore sta cercandosi in tasca il fazzoletto. Si soffia il naso, e non guarda nessuno. Allora Kalas scende dal suo scanno, e prendendo solennemente una manina di Anne-Marie se la porta alle labbra e la bacia.

Nell'autunno e carnevale del 1844-45, chiamato a Messina per concertare le opere e dirigere l'orchestra di quel teatro, Mariani dovette cedere alla forza del pregiudizio, in quanto i così detti professori di quell'orchestra protestassero accanitamente di non voler suonare sotto la direzione di un ragazzo forestiero.

L'orchestra si ferma per fare agli ufficiali una serenata, sotto la gesticolazione frenetica del più fantastico direttore d'orchestra.

Quando l'orchestra attaccò il valzer, raggiunsi Lidia, che l'aveva fissato con me. Dalla stretta istintiva del suo braccio, dal sorriso risplendente con cui la donna mi accolse, indovinai ch'ella pure soffriva, soffocava fra la folla. Andiamo via, dopo, ella pregò sottovoce. , , risposi. Sono stanco. Ti hanno presentata Angela Tintaro? Un momento fa. È stata molto gentile; piena di cortesie.

Applausi e ironie volubili degli echi freschi ventilati da morbidi rombi lontani. L'orchestra si ferma davanti al Comando del Gruppo. Il capitano mi prega di parlare. Si affollano bombardieri, artiglieri e suonatori.

Dopo altre peregrinazioni artistiche, mai sempre accompagnate dei più felici successi, il Mariani, nel 1852, venne dal municipio di Genova definitivamente nominato al posto di maestro concertatore e direttore di orchestra al teatro Carlo Felice; posto che l'egregio artista occupò fino all'ultimo, con quanto lustro di quel teatro tutti sanno. Dopo tale avvenimento, l'orchestra del Carlo Felice, se non per numero e valentia individuale di professori, potè chiamarsi la prima d'Italia per quella fusione di elementi, per quella sintesi perfetta, da cui si creano le grandi esecuzioni e gli irresistibili successi. Affezionato alla citt

In quel punto l'orchestra attaccò il secondo atto; la luce in teatro fu abbassata, e Berto respirò meglio, perchè la conversazione cessava.

In un terribile incubo, a un tratto, l'orchestra si gonfiò come dorso di balena, fra uno scorrere diffuso di amare nostalgie... Allora, gigantesche brenne presero a inerpicarsi per la china d'un calvario esecrabile, intimo calvario che s'erge nella mia carne!... Scalpitavano nel mio sangue, le fantastiche rozze, arrampicandosi per la salita del mio passato... Le loro groppe montuose, scheletriche, crocchiavano come colossali panoplie.

All'alzarsi del sipario, Attila e il fido Uldino sono sdraiati nella loro tenda. L'orchestra preludia con dei suoni gravi, i quali vorrebbero esprimere le atroci visioni del tiranno. Il mio Inglese tende l'occhio e l'orecchio.... io faccio altrettanto.... Cosa è stato?

Chieggo scusa balbettava il pover'uomo io solo a Napoli, solo, solo. Così si vive, signor, lavorando. Richter mio buon amico. Poveretto. Improvvisamente un fragore di battimani giunse a noi dalla sala; subito dopo l'orchestra intuonò la marcia reale. La regina entrava. Passarono quattro minuti; nessuno fiatava nel vicolo.