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In quella vece accosta un seggiolone, invita il nuovo venuto a sedere, e gli domanda col miglior garbo possibile: Ella è il signor?... Come le ho detto, vengo da parte del signor Martino Bruscoli, ripete l'ometto, chiudendo un occhio e cacciando una mano nella tasca del farsettone. Che modi, che sorriso, che uomo adorabile!

Mariuccia non risponde nemmeno, è la prima a sparire, Costanza l'accompagna; si odono le loro voci fresche e festose che si allontanano gridando la buona novella; Donato non ha parole, si crede beffato da un'illusione, guarda l'ometto a bocca aperta, e l'ometto guarda lui con un sorriso incoraggiante. «Il signor Martino Bruscoli? balbetta il giovane.

Assolutamente il signor Asdrubale tiene la fortuna per le briglie e la mena come vuole. «Accetto il suo consiglio, balbetta lo studente, scelgo l'asso di denari e raddoppio la posta. L'ometto fa un cenno affermativo, e si curva a notare sul taccuino la nuova vincita. Si ridanno le carte... Amara beffa della sorte! Ecco Donato in contemplazione innanzi al fante di picche.

Il giovine capisce l'allusione, e vorrebbe offendersene; e sebbene un sentimento di giustizia gli dica che il signor Asdrubale ha ragione, si prova a fare il viso arcigno; ma l'ometto non gli bada, gli sorride, lo trae con lieve violenza ad un tavolino, lo costringe a sedersi e gli siede dirimpetto, e finalmente domanda un mazzo di carte; tutto ciò con una bonariet

Appena se ne vedeva la croce scura, sovrastante. Dal mare in calma arrivavano rumori indeterminati, voci a stesa, indefinibili. Poi, daccapo, si rifaceva il silenzio. L'ometto era tutto affaccendato a copiare, e a poco a poco l'albo s'andava coprendo di poponi e mazzi di pomidoro, mercanzia d'ogni finestrella.

Precisamente lo zio della signorina Costanza. E l'ometto in così dire è guizzato in camera, sorridendo e guardandosi intorno coll'aria d'uomo soddisfatto di medesimo. Anche il giovine studente ne è soddisfatto; il volto, i modi, tutto gli piace nell'incognito, sente che se lo stringerebbe volentieri al petto, ma un naturale sussiego lo trattiene.

Adocchiava una tettoia, sotto la quale si ammonticchiavano bombole d'acqua solfurea, accosto a una fontanella: un quadrettino. Rifece la punta della matita, cercò una pagina bianca, e per cominciarono a passare all'albo le bombole. Le stradicciuole rimanevano deserte e silenziose. L'ometto tutto solo e intento, in quella sua posizione di scimmietta, era strano.

Siete un asino, voi! rispose furibondo il Collini. E pigliato il cappello, se n'andò via a precipizio, tirandosi dietro con grande strepito l'uscio del sancta sanctorum. Asino! asino a me? fischiò, digrignando i denti, l'ometto paffuto. Te lo darò io l'asino, tra due mesi, alla stretta dei conti! Nel quale i lettori più scarsi d'ermeneutica avranno la spiegazione della "Prima dei Corinzii".

L'ometto si tappa la bocca, ma oramai è scappata... conchiude: «Verrai a vedere la mia filanda; imparerai qualche cosa, perchè gi

Agli ordini miei, dice l'ometto con accento di evangelica piet