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Il coraggio e l'intuito supplivano alla scienza militare.

La sopravvivenza di un sistema politico caduto, che conserva la sua efficacia anche senza l'ausilio di un partito vigoroso, è, per quanto io ne sappia, un fenomeno senza esempio. È avvenuto in Francia. Il bonapartismo viveva come una forza attiva nelle istituzioni dello stato, nelle consuetudini politiche, nella fantasia del popolo. Un partito bonapartistico numeroso, cólto, mirante a uno scopo chiaro, non è esistito fino al 2 dicembre. Nei primi anni della Restaurazione il grido «viva Napoleonerisonò ancora nei tumulti di Lione e di Grenoble; e davanti al caffè Foy a Palazzo Reale accaddero occasionalmente tafferugli sanguinosi tra ex-ufficiali imperiali e legittimisti. E anche nel 1817 Gneisenau, con l'intuito penetrante dell'odio, scriveva che, se Napoleone fosse allora ritornato, governerebbe più illimitatamente di prima, e che fino a quando un soldato dell'imperatore avrebbe avuto il respiro, il popolo ambizioso e vendicativo non avrebbe mai trovato pace. Lo stesso Duvergier de Hauranne confessò, che un trono del re di Roma o del principe Eugenio poteva contare in ogni tempo su numerosi partigiani. Ciò non ostante, partite le truppe straniere, la nazione si buttò appassionatamente nelle lotte parlamentari: spariscono gli ultimi poveri aneliti del bonapartismo. Il partito bonapartista si ritira nell'ombra, mette le mani in ogni congiura: la confusione, l'anarchia è evidentemente il suo scopo prossimo. L'abbate Gregoire, la cui apparizione alla camera era per provocare una così profonda agitazione della vita parlamentare, era stato eletto a Grenoble, una delle più importanti sedi del bonapartismo. Nelle societ