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Questa disuguaglianza è gran peccato e una sopraffazione vergognosa. Quando avrete l'incarco rinunziato, non sará la disfida difettosa; e allora al torrione oltre alla Senna v'attenderò diritto come antenna». Scritta la lettra, diceva Terigi: Non vo' mandarla, grida a tuo talento. Può rinunziare, e allor, per san Dionigi! venga a me l'olio santo pel cimento.

Vedete tuttavia con qual periglio le mie figlie innocenti in vita stanno, e come i rei dimoni con l'artiglio de' moderni costumi intorno elle hanno. Datemi, signor mio, forza e consiglio da preservarle a voi da questo danno. Queste, Signor, queste, Signore e Dio, vi raccomando, e non l'incarco mio.

Alla sua morte ci fu il coccodrillo, che non tenne sull'ossa il ciglio asciutto, perché l'incarco assai gli era invidiato da chi tenea su quel l'occhio tirato.

Marco e Matteo dal Pian di San Michele, ch'eran torrenti della poesia, a don Gualtieri accendevan candele perché Terigi a un d'essi l'ordin dia. A Matteo don Gualtier non fu fedele, e con il patto che divisa sia la mancia tra Gualtieri e il vate Marco, a questo fece rimaner l'incarco.

Perdio dicea, illustrissima, i sudori fareste uscir dalle midolle a' cani. Cosí detto, correva a' suoi tesori, e tremila zecchini veneziani tosto spedí. Marfisa a Ganellone gli manda per l'incarco del guascone. Or qui potrebbe dirmi alcun lettore che una dama alle truffe non discende.

Lasciar l'incarco non è cosa sana; questa risoluzion forte abborrisce, perocch'è necessaria la prebenda: e par che la risposta non intenda. Replica la disfida e chiama vile il marchese Terigi e poltroniere.

Ora credea del sigillo l'incarco, al quale è solo e non avea confronto, potesse dargli, vivendo assai parco, modo a' suoi creditor di dare a sconto; e un , restando di debiti scarco, di fare acquisti, o la dote a buon conto per quattro figlie, che non vanno a messa perché aveano la veste orrida e fessa.

100 Ciascun marito, a mio giudizio, deve sempre spiar se la sua donna l'ama; saper s'onore o biasmo ne riceve, se per lei bestia, o se pur uom si chiama. L'incarco de le corna è lo più lieve ch'al mondo sia, se ben l'uom tanto infama: lo vede quasi tutta l'altra gente; e chi l'ha in capo, mai non se lo sente.

Quel di Guascogna intanto al torrione di da Senna ogni passeggiava: con lungo spaventevole spadone, per far duello, il marchese aspettava. Il marchese alla corte di Carlone, a veder se l'incarco rinunziava, manda ogni giorno; e pur lo trova saldo, e lascia che passeggi nel suo caldo. Poi di soperchiator gli la taccia e lo predica vile e prepotente.

L'incarco tôrre a qualche anima buona e darlo a un birro l'avea persuaso, ché de' gran merti non ne dava un fico: chi piú lo regalava era suo amico. Per venti scudi avrebbe querelato di lesa maestade un suo fratello, e s'infingeva ancor farsi avvocato per le ragioni or di questo or di quello.