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Vorreste voi, ser priore, raccontar questa parte della mia storia che anche voi conoscete, onde lasciarmi riposare? chiede l'abate indirizzandosi a Guiberto. No, sclama secco secco costui. E l'abate sospirando continua: Una sera l'imperadore ed il marchese Goffredo cavalcavano forte per arrivare a Parma.

La Germania è fertilissima ancora di metalli, e l'imperadore delle sole miniere delle cittá montane in Ongheria, del 1657, ch'io le visitai, ne traeva d'ordinario 2000 tálari al giorno netti dalle spese, oltre all'oro, che in somma considerabile d'ongari si convertiva; e l'uno e l'altro, battuti nella zecca di Cremnitz, una volta o due al mese, sino a Vienna si mandava.

Ed io attesto, sorge a dire Baccelardo, che quanto ha detto il vescovo di Porto è tutto falso e calunnioso. L'imperadore Enrico di Germania è magnanimo, valoroso, d'intendimenti nobili e cristiani, che rispetta gli altrui dritti ed i suoi vuol venerati, che ha come sante le constituzioni di Lamagna a cui si vuole attentare, che non soffrir

Cosí l'imperadore fece guadagno per una volta tanto di dieci per cento in circa sopra tutta la moneta d'oro che correva per li suoi regni; ma, se avesse fatto meglio i suoi conti, averebbe veduto che quest'utile gli veniva contrapesato con la perdita di dieci per cento di tutte le sue entrate in perpetuo, conciossiacché con le stesse monete da lui spese una volta venivano ogn'anno pagate le loro contribuzioni da' suoi sudditi.

Non temeva Silvestro, quando stava dinanzi a l'imperadore Gostantino disputando con quegli dodici giuderi dinanzi a tucta la turba; ma con fede viva credeva che, essendo Io per lui, neuno sarebbe contra lui.

Vienvi a campo l'imperadore, e sfoga il dispetto contra terre e castella; e poi, rotto dall'arcivescovo e milanesi, si ritragge a Cremona, e poi a Parma, dove sorge la solita baruffa tra popolo e tedeschi.

ho trovato che in alcun luogo sia stato mai lecito, o sia tuttora a' privati, di fabbricarsi la moneta, fuorché in Moscovia, ove narra Sigismondo baron d'Herbesteim che fu in quei regni ambasciadore per l'imperadore, che in quello Stato era lecito ad ogni orefice convertir in moneta l'argento che gli vien dato, facendosi pagare la sua sola fattura; abbenché ciò non possa egli fare se non con il solito impronto del re e fabbricandole col solito peso e bontá che le leggi del principe comandano: altrimenti ne paga con la vita gli errori.