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Anche una volta l'aspre voglie accheta, Sfamaci, o Padre, poi che il pan ci manca. Sull'orme tue risorgeran gli ulivi E stilleran dalle tue man gli unguenti Dietro al profeta torneran le genti, Recando in braccio i pargoli giulivi, Vieni nel tuo splendor mite, siccome Il che andasti placido sul mare; Il popol vieni, Amico, a consolare, Che mal si segna nel tuo santo nome.

Magnanimo garzon l'angoscia vinse De l'aspre piaghe, e raccogliendo in seno I fuggitivi spirti un'asta strinse Col vigor de la man, che venia meno, Ottoman passa, ed ei l'acciar sospinse Nel ventre al corridor; pon sul terreno Tosto le piante il fier tiranno e rugge, Ma dal buon vincitor l'alma sen fugge.

6 Era la notte, e non si vedea lume, quando s'incominciar l'aspre contese: ma poi che 'l zolfo e la pece e 'l bitume sparso in gran copia, ha prore e sponde accese, e la vorace fiamma arde e consume le navi e le galee poco difese; chiaramente ognun si vedea intorno, che la notte parea mutata in giorno.

39 Così il rapace nibio furar suole il misero pulcin presso alla chioccia, che di sua inavvertenza poi si duole, e invan gli grida, e invan dietro gli croccia. Io non posso seguir un uom che vole, chiuso tra' monti, a piè d'un'erta roccia: stanco ho il destrier, che muta a pena i passi ne l'aspre vie de' faticosi sassi.

Occupa il colmo, e tra le penne ascosa Siede sirena a riguardar tranquilla; D'ambo i lati sul mar sorge spumosa Fra mostri latrator Cariddi, e Scilla; E l'aspre belve, e più la piaggia ondosa Lunge di gemme e di tesor sfavilla, E vibra intorno rai tra vampe accese Di perle e di diamanti, altiero arnese. */ /*

che con tal guida so ch'uscirei fore, de la man di fortuna, che mi spoglia d'ogni usato conforto: e ogni mia doglia cangerei in dolce canto, e 'n miglior ore. Ahi! lassa, io veggio ben che la mia sorte contrasta a così onesto e bel desire, sol perchè manch'io sotto l'aspre some. Ma s'i me pur così convien finire, la penna vostra almen, levi il mio nome fuor degli artigli d'importuna morte.

In tanto affanno ver la terra inchine Ferma le ciglia; e giù nel sen non posa Il cor, che vuol, può partirsi; alfine Ne ritrova la via l'alma animosa; Vassene a l'aspre rupi indi vicine L

Era la notte e il mar non avea lume Quando s'incominciar l'aspre contese ................... Dalla rabbia del vento che si fende Fra i scogli e l'onde escon orribil suoni; Di spessi lampi l'aria si raccende; Risuona il ciel di spaventosi tuoni. ARIOSTO, Orl. Fur. Can. 41.