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Ah, galoppare, divorare la strada, aver l'ali ai piedi, come Mercurio! e il re lo aspettasse pure, col frutto delle sue meditazioni. Oh, la mia buona stella! diceva egli tra . La mia buona stella! ripeteva, per farsi coraggio con una frase di buon augurio. E andava svelto, facendo i passi lunghi, non badando a nulla, non vedendo nessuno.

Mia soave Elisenda, la chiamava Estebano, mentre il suo cuore batteva convulso come l'ali d'una farfalla trafitta da uno spillo; poi continuava: Posa, posa la tua bianca mano sulla mia fronte e penserò dei poemi! ed Elisenda posava la mano sulla fronte d'Estebano.

La giovinezza, il riso, Le grazie ed il piacer Fuggon tremanti al viso De l'inamabil Ver; Fuggon su l'ali rosee Del vago error conquiso La giovinezza, il riso, Le grazie ed il piacer.

Ond'è ch'ingombro di piacer terreno entrando il mal fidato messaggero fa ne l'alma sentir del suo veleno. Quinci è che talor cade il mio pensero: ma voi, ch'avete in man la verga e 'l freno, ne 'l ridrizzate per erto sentero. Dello stesso Dal mio mortal co 'l mio immortal m'involo sovente o Donna, e da me stesso sciolto, al bel vostro splendor tutto rivolto, l'ali battendo al ciel mi levo a volo.

Trema la turba, e come avesse al dorso De l'incalzante eroe l'ira e la spada, Urla fuggendo, e l'ali impenna al corso, E l'uno, avvien, che a l'altro inciampi e cada. Frenate, o prodi, a la paura il mòrso; Volgi la faccia, o terribil masnada; O Erostrati, o tribuni, o genti indôme, Non è un uom, che v'insegue, è solo un nome!

Il Re del Cielo ad AMEDEO destina Michele ad arrecar l'armi immortali: Pronto egli dalla torre adamantina A lui ne scende dibattendo l'ali E compie, l'alta volont

Comincia il XXVI Capitolo Godi Firenze, poi che se' si grande Che per mare e per terra batti l'ali E per lo 'nferno tuo nome si spande

Ma quando disse: <<Lascia lui e varca; che' qui e` buono con l'ali e coi remi, quantunque puo`, ciascun pinger sua barca>>; dritto si` come andar vuolsi rife'mi con la persona, avvegna che i pensieri mi rimanessero e chinati e scemi. Io m'era mosso, e seguia volontieri del mio maestro i passi, e amendue gia` mostravam com'eravam leggeri;

Ecco, superbo ascende il fior de l'agave, Arde nel cielo splendido il mio sol; Ebbra di fuoco, ebbra di luce l'anima Spande l'ali e in tempesta agita il vol Se lunghe, amare furono le tenebre, Degna è quest'ora tutto di soffrir. . . . . . . . . . . . . . . No, cuore mio, sta tranquillo, non si cambiano; il tuo primo getto della gioia infinita, eterna, non si tocca più.

Una nottola venne nella stanza a squittire Attirata dal lume; fece due giri in tondo Nelle pareti urtando; poi nel buio profondo, Fuori della finestra, tornò, battendo l'ali, Spaventata d'avere osato tanto. Eguali Alle gocce che il tufo nell'umide caverne, Lagrime solitarie, lentamente secerne, Poche gocciole fredde imperlavan la testa Del boia. Egli diceva: " Fu una notte funesta!