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La Madonna adirata di quel sacrilegio fece sprofondare ad un tratto l'aia con tuttociò che vi si trovava sopra e così si formò il pozzo circolare. Del resto, non essendovi nei dintorni alcuna traccia di vulcani, potrebbe essere giusta l'opinione di alcuni che suppongono che il pozzo fosse una caverna di cui sia sprofondata la volta.

L'importante è appunto che la realizzazione scenica avvenga piena e completa. È assurdo prendersela col pubblico quando questa benedetta realizzazione non arriva a concretarsi. Il pubblico, per esempio, ieri sera ha mostrato di comprenderlo. A poco a poco quegli umili personaggi che scherzano su l'aia lo hanno afferrato; quelle umili passioni meccanismi a una sola molla, secondo la sprezzante espressione del critico lo hanno travolto nel loro ingranaggio, lo hanno fatto palpitare a soffrire; e il pubblico ha mostrato che non chiedeva altro di meglio, ed è stato ad ascoltare con vivissima intenzione, ha scoppiato in applausi, anche quando la scabrosit

In famiglia Bollati l'arrivo di Gasparo Rialdi a Venezia recò una molestia infinita. Gasparo non era più un ragazzo da prendersi a scappellotti; era un uomo, era un ufficiale tenuto in gran conto dai suoi superiori, e non si poteva sbrigarsene con delle ciancie vuote. Sua Eccellenza Zaccaria se n'era persuaso subito dopo un primo colloquio, in cui, ricevuta l'imbeccata da sior Bortolo e dai Geisenburg, egli aveva tentato di menare il can per l'aia. Bisognava vedere, bisognava studiare (proprio le parole precise di sior Bortolo), bisognava cercare con tranquillit

Adesso del Concilio di Basilea; Eugenio dopo averlo guidato come il cane per l'aia, ora a Siena ora a Pavia, gli fu all'ultimo forza di convocarlo a Basilea. Qui subito si manifestava il contrasto di opinioni affatto nemiche; aborriva la Curia romana dai predicati del Concilio di Costanza intorno la prevalenza del Concilio sul Papa, nel quale appunto siffatta sbocconcellatura della sua autorit

Torniamo a noi: i giorni delle belle emozioni erano cessati: prolungare dettagliatamente questa mia storia, sarebbe un voler portare il cane per l'aia, e terminerei rendendomi assai più noioso di quello che son riuscito fin qui.... ed è tutto dire!.. Pure, qualche episodio della nostra guarnigione, qualche sbozzo alla peggio di certe scene, che, se non altro, possono illuminare qualcuno sullo spirito che dominava allora in Francia, non sembreranno superflui ai lettori e serviranno, quasi di cornice al quadro che male o bene ho tentato di tratteggiare sin qui: stacco perciò dal mio libriccino di appunti le pagine meno seccanti e ben volentieri le offro a quei Cirenei, che hanno subito il peso della mia croce per tanto tempo, dando prova in tal modo di più che cristiana pazienza.

Veniteci in aiuto anche voi, messere dell'archibugio. Siamo dunque intesi; si va a sbrigar la faccenda all'Altino. L'aia è piana e lucente come uno specchio, e sul battuto c'è posto pel giuoco di quattro lame. Che ve ne pare? Voi certo avete pratica del luogo. Non ci si è abbastanza liberi in quattro? Tommaso Sangonetto lo guardò con aria melensa.

Con lui non poteva menare il can per l'aia; anche senza dir tutto, doveva aprirsi con lui della prossima venuta della marchesa di Moya, e del tentativo ch'ella si proponeva di fare. Per non mancare alle promesse sue, bastava non dire che la nuova regina di Castiglia era aspettata alla coste di Spagna. Restava, e bastava, che l'arrivo ne fosse sperato, per giustificare il passo di donna Beatrice.

E proprio allora quell'inglesina del malanno incominciava ad aver mestieri ogni tanto di saper l'ora giusta. Per qualche giorno la tenne a bada con certe sue invenzioni; un po' era uscito senza orologio; un altro po' lo aveva dato ad aggiustare, e l'orologiaio, secondo il solito, non si faceva premura di renderlo, infine, menava il can per l'aia, o fingeva di non avere udito.