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In que' giorni dunque il Palavicino, non mostrando mai nulla al di fuori quando trovavasi in faccia alla duchessa Elena e a Girolamo Morone, tosto ch'ei fosse lontano da essi tentava ogni mezzo per dar sfogo all'immenso affanno e alleggerir l'animo del peso insopportabile. Dovendo simulare la calma per tante ore, versava poi su chi non temeva, tutta l'acredine dell'umor suo. I suoi conoscenti maravigliarono del cambiamento repentino avvenuto ne' suoi modi, e delle sue stranezze, e ne parlavano facendo mille commenti. E più di tutti i servi di lui, che l'adoravano pe' suoi modi affabili e dolci, con doloroso stupore non seppero come spiegare l'asprezza insolita onde li trattava. La notte il sentivano passeggiare per la camera, e quando pure dormiva, l'udivano risentirsi nel sonno. Per tre o quattro giorni continui duravano tali stranezze.... poi a un tratto si tranquillò come se avesse, presa una risoluzione. S'egli lo avesse voluto di forza, non gli sarebbe bastata più che una parola per rifiutare la duchessa.... E fu questa una tentazione che lo mise tante volte alle strette, e lo esaltava, lo scuoteva, lo fiaccava al punto da lasciarlo spossato per molte ore di spirito e di corpo.... Nelle stanze della signora, in faccia a lei, più d'una volta gli era venuta una parola sul labbro, la quale avrebbe cambiato tante cose in un punto; ma avea saputo cacciarla indietro. In fine, dopo lunga e dolorosa lotta, ebbe fermo il suo partito; e considerato il matrimonio della duchessa come un atto che più di lui risguardava il paese suo, e ricordandosi di quanto aveva giurato a medesimo, chinò la testa e disse: Sia fatta l'altrui volont

Macchiavelli non lo sospetta nemmeno. Poichè l'arguzia boccacciesca del suo carattere e l'acredine satirica del suo spirito avevano bisogno di uno sfogo, scrisse la Mandragola sui modelli d'allora, transigendo fra le novelle del trecento e le commedie romane, mirando solamente a divertirsi e a divertire. Non volle e non fece pittura di societ

E per sfogare tutta l'acredine che mi sentivo nel cuore, mi misi a calpestare furiosamente le erbe e le pianticine fiorite che smaltavano il suolo. Due lunghe lacrime rigavano le guance di Fausta. Ed io godei che ella piangesse! Tornavamo verso la villa come due sconfitti, uno dietro all'altro. Non contristare la mamma, facendole sapere quel che è avvenuto tra noi.

Volo a tratti per zone ancora intatte.... Ecco l'acredine soave e carnale dei fieni. Poi tutto si mescola, e la sintesi disordinata degl'ingenui fetori. e dei mordenti profumi mi s'accanisce nella testa e mi sconvolge il sangue!... E' quasi mezzogiorno.

Quella santa reliquia emanava una segreta aura di veleno. Quel cero, stillante la sua bava d'ossido su quella ruggine malsana e su quel serpe attortigliato, appariva bieco. Nell'oratorio si diffondeva sempre più un profumo: era la mollezza dell'oppio, l'acredine della canfora, la limpidezza dell'aloe, mista ad un altro inesprimibile olezzo.

Il Frascolini aspettava e desiderava da molto tempo un simile invito, e per ottenerlo più presto spingeva ogni giorno di più la violenza e l'acredine della sua polemica. Egli aveva dubitato, prima ancora di rivederla a Santo Fiore, che anche l'ultima promessa di Lalla fosse stata una promessa bugiarda come tutte le altre.

Lo stile balzano dava rilievo alle arguzie sarcastiche, temperava l'acredine delle invettive. In sostanza, quegli scritti non erano che una parafrasi brillante delle utopie e delle ire di un partito. Si era detto anni sono che le opere letterarie e politiche del celebre attore sarebbero uscite stampate in volumi per cura de' suoi amici.