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Dopo sei ore raggiungiamo Ghedano Mariam e mettiamo l'accampamento vicino al suo, presso il villaggio di Magara Tamri, a 2100 metri d'elevazione. Il terreno è verdeggiante e sparso di acacie, euforbie e cespugli. Il giorno 15 lasciamo la via diretta di Gura per piegare più ad est e avvicinarci al campo di ras Alula.

L'accampamento era immerso in un profondo silenzio. Davanti alla tenda dell'Ambasciatore, che s'era ritirato prima di noi, vegliava il fido Selam, primo soldato della Legazione. Fra le tende lontane passeggiava lentamente, come una larva bianca, il Caid della scorta. Il cielo era tutto scintillante di stelle. Che beata notte, se non avessi avuto quella spina del sonnambulo!

Ma almeno gli dissi quando tornerete a Torino, avrete qualche cosa da raccontare. Ah! rispose con accento malinconico, andandosene via che cosa si può raccontare d'un paese dove non si trovano due foglie d'insalata! Fatta colezione, l'Ambasciatore diede ordine di levare l'accampamento.

L'accampamento era sulla sponda del Sebù, il quale descrive un grand'arco dal punto dove l'avevano passato fino a quello dove eravamo giunti. Una fitta catena di sentinelle a piedi, armate di fucile, si stendeva tutt'intorno alle tende. Il paese era dunque pericoloso davvero. Se ne avessi ancora potuto dubitare, me ne avrebbero arcipersuaso le notizie che raccolsi poi.

Passiamo un torrente che ai tempi dell'Abissinia fiorente, pare scorresse impetuoso, perchè i Portoghesi vi costrussero un ponte di cinque arcate, e alle tre circa ci fermiamo ad Amoraghedé, a poche ore dal campo reale. Dove raggiungemmo la pianura, avevamo 1950 metri di elevazione, e dove abbiamo stabilito l'accampamento, siamo risaliti a 2120 circa.

A lui pure avevan fatto credere che io giravo la notte per la casa della Legazione, con un lenzuolo sulle spalle e una pistola nel pugno. La notte passò senz'accidenti, e la mattina mi svegliai in tempo per vedere l'aurora. L'accampamento europeo era ancora immerso nel sonno; soltanto in mezzo alle tende della scorta si cominciava a mover qualcuno. Il cielo era tutto color di rosa ad oriente.

Fu uno dei più bei divertimenti ch'io abbia avuti nel viaggio. Aspettai che tutti fossero entrati nelle tende; mi ravvolsi in una cappa bianca del comandante ed uscii in cerca d'avventure. Il cielo era tutto stellato; le lanterne, fuor che quella appesa in cima all'asta della bandiera, erano spente; in tutto l'accampamento regnava un silenzio profondo.

Quel giorno, dopo aver assistito alla presentazione della muna, fra cui v'era un piatto spropositato di cuscussù, portato a stento da cinque arabi, ci rifugiammo, come sempre, sotto la tenda, a godervi i soliti quaranta gradi centigradi che duravano fino alle quattro dopo mezzogiorno; nel qual tempo l'accampamento rimaneva immerso in un profondo silenzio. Alle quattro, la vita si ridestava.

Ma il biondo guerriero dentro la nicchia dell'albero reggevasi ancora in piedi spaventoso come lo spettro del rimorso, aveva gli occhi sbarrati e diacci come acciaio di pugnale e immoto li figgeva tuttavia a minaccia e vendetta contro l'accampamento dei suoi massacratori.

L'accampamento fu piantato in fretta e in furia vicino al fiume, in un terreno nudo, rotto da profonde screpolature, e fatta colazione alla lesta, ci ritirammo tutti sotto le tende. Fu quella la giornata più calda del viaggio. M'ingegnerò di dare una lontana idea dei nostri tormenti. I lettori gentili preparino il cuore a un sentimento di profonda piet