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EROTICO. Se non ci passo col corpo, ci passo con l'animo mille volte; e quanto è miglior l'animo del corpo, tanto è piú degna quella vista di questa. BALIA. A dio. ATTILIO. Ecco, l'abbiam pur trovato al fine. Al tempo d'oggi la fede è ritrovata per ingannar la fede. ATTILIO. Parla da solo. TRINCA. Come quello che sta ne' travagli dove tu sei. TRINCA. Forse che parla d'altro?

La cerimonia funebre d'un uomo caro alle Scienze, alle Lettere, alle Arti, alla patria, non ebbe alcun corredo di pompa. Egli fu accompagnato alla tomba da pochi scienziati, letterati ed artisti che gli erano legati da gratitudine, rispetto ed amicizia; e noi, disturbati dalla febbre, l'abbiam veduto portato sulle spalle lentamente oltrepassare il limitare per non varcarlo più mai.

Il mondo non l'abbiam fatto noi e dobbiamo accettarlo com'è, e l

Quell'aspetto sofferente non si spiegava. Imperciocchè, non magrezza, non linee curve, non contrazioni violente di muscoli, non rughe, nulla insomma, l'abbiam detto, che dinotasse il disordine dell'esistenza di certi chiostri, un guasto permanente nella salute. Nulla che indicasse la causa, a quell'et

Ora è di Manfredo che dobbiam prenderci pensiero. Dopo l'arrivo della Ginevra a Roma, l'abbiam veduto una volta nel palazzo della duchessa Elena, ma il suo esteriore era troppo calmo. I suoi modi erano simulati da una allegria troppo artificiosa perchè si potesse vedere quel che passava nell'anima di lui.

Ma così non doveva essere; appena rinvenuta dallo stordimento, e quando essa cominciava a prender qualche riposo, noi l'abbiam veduta rapire proditoriamente, ed involata dal dissoluto seguace di Loyola, rimanendo assolutamente in suo potere in una carrozza.

Sicuro, ho fatto un matrimonio clandestino; ma ora l'abbiam propalato; tutti gli amici, i parenti, Genova tutta lo ha da sapere. Così dicendo, Roberto Fenoglio si volse a guardare la sua improvvisata met

Imperocchè disse quel poeta: Arseno in fiamme illecite i severi E duri vecchi, e non operan tanto Le nocive bevande, e figli amati Tolti al parto vicin, sugosi e pieni, Quanto i chiusi veleni, Negli animi impiagati Sol per virtù d'incanto; e questo l'abbiam visto in un certo modo rinovato nella terra nostra.

Il duca di Balbek aveva sulla morale dalle idee incerte, un carattere avvizzito, uno spirito sconcio dall'educazione dei gesuiti: più dispetto che angoscia; più gelosia d'amor proprio che di amore. Non poteva, per conseguenza, sentir fortemente. L'abbiam visto infatti stemperarsi in un dolore multiforme, melodrammatico, senza coscienza di stesso.

Balla con noi, buon re: noi non siam prenci, Non vestiamo, gli è ver, porpora ed ostro, Ma fatto è il manto tuo coi nostri cenci, E tinto te l'abbiam co'l sangue nostro. Balla con noi, buon re: vigile ognora Tu pensavi al tuo popolo diletto: E il popol tuo vegliava e veglia ancora Per comporti a sue spese un cataletto.