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Me giá scolpasti dei passati falli; prosiegui; lauda, e l'opre mie colora; ch'è di alcun peso il parer tuo. Te crede men rio che altr'uom la plebe; in te gran possa tuttor suppon sovra il mio cor: tu in somma, tal di mia reggia addobbo sei, che biasmo di me non fai, che piú di te nol facci. SENECA Ti giova, il so, ch'altri pur reo si mostri: divisa colpa, a te men pesa.

60 Se non ti muovon le tue proprie laudi, e l'opre e scelse a chi t'ha il cielo eletto, la tua succession perché defraudi del ben che mille volte io t'ho predetto? deh, perché il ventre eternamente claudi, dove il ciel vuol che sia per te concetto la gloriosa e soprumana prole ch'esser de' al mondo più chiara che 'l sole?

Ottomano de' Turchi aspro tiranno Rodi combatte; a sue perverse schiere Oggi ne la battaglia incontra stanno Del fedele AMEDEO le forze altiere; Ed egli vinto dal sofferto affanno Vien meno a consumar l'opre guerriere, Però velocemente a voi men vegno Cercando, onde al guerrier porga sostegno.

E a noi giovani, e credenti nell'istessa fede, corre debito di soccorrere alla santa causa in tutti i modi possibili. Poichè i tempi ci vietano l'opre del braccio, noi scriveremo.

Quivi per nova via strano veneno Sorse d'inferno, onde bolleano i petti, ch'allentando a le querele il freno Di novo udiansi germogliar sospetti; Ma del vostro AMEDEO non venne meno L'ardor de l'opre, ed il fervor de i detti, che valse a ritrar dal calle oblico Per drittissima strada il fiero Enrico.

Ne' giovani anni del Salesio santo, La madre, che il dovea da dividere, Un giorno mosse a lui solinga accanto: Sotto vetusta rovere In cima a giogo alpin fermata alquanto, L'opre di Dio mirando, esclamò: «Figlio! Pensa che quel gran Dio t'è sempre accanto

Chiede animosi petti L'Eroe ch'io canto ed operosi ingegni, A cui pari in virtù fervan gli affetti. E tu che il doppio mare, Coronata sovrana, inclita regni, E fra il riso de l'arte e i fior t'assidi, L'opre gentili e le gagliarde hai care Così, che altera e grande Per quadruple ghirlande, Sorgi su le rovine, e il tempo sfidi.

21 e tanto stimulò, che lo dispose a pigliar l'arme e far guerra a mio padre. Esso per l'opre sue chiare e famose fu fatto capitan di quelle squadre. Pel re d'Armenia tutte l'altre cose disse ch'acquisteria: sol le leggiadre e belle membra mie volea per frutto de l'opra sua, vinto ch'avesse il tutto.

parla il Moro e mira il Turco in volto; Ed ei de l'ire sue fattosi accorto Dicea: qual d'uom che si disdegni, ascolto Le voci tue, ma ti disdegni a torto; Che dove il capitan fra 'l popol folto A l'opre militar porge conforto, Non fa vergogna altrui, s'aspro ragiona, Anzi co' biasmi a la vittoria sprona.

Fra cotanto agitar d'opre e di cose, Cui segue il canto e mai non giunge al vero, Ad accender vieppiù l'alme vogliose Il popolar rimbomba inno guerriero: Vecchi, infermi, fanciulli e madri e spose, Forti ne l'ira, ardenti in un pensiero, Mescon l'opre e l'ardir, l'anime e i carmi, E incuorano alla pugna, e veston l'armi.