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«Io vi ho fatto venir qui, disse Giuliano al Francese, che a quelle parole parve riscotersi da un sogno, essendo venuto su pel colle, pensando alle cose del giorno innanzi: io vi ho fatto venir qui, perchè mi siate testimonio, che io dinanzi a Dio e a questo mio maestro, offro la mia vita a questa fanciulla, se essa si contenta d'essere donna del figlio di quella santa, che l'ha tanto amata....

Cedendo alle insistenze di sua moglie, Alberto dovette dar una spiegazione sommaria di quel pregiudizio popolare. L'ha gettato l'Irene il soldo? domandò Diana ansiosamente. L'ha gettato con le sue mani? Sfido io! Vuoi che sia stata Bebè? Pentita d'aver messo così a nudo il proprio egoismo, Diana cercò di consolare la bambinaia. Non devi pensarci altro.

Perchè non l'ha detto prima a me? "Che! Voi avreste un rimedio contro il freddo a' piedi? gli domandai io. "Altro che! mi risponde. Un vero tocchesana, un rimedio infallibile, caro camerata. Io lo invitai a parlare. E lui cominciava: "La si figuri che io appena venuto a far il volontario, specialmente d'inverno, pativo anch'io un tal freddo ai piedi, che.....

Nota, lettor, che l'ordine Turpino a Fiordiligi in scritto aveva dato d'accettar la Marfisa al suo destino, purché Rugger la porta abbia pagato. Fiordiligi moglier d'un paladino fu un tempo, ma Gradasso l'ha ammazzato in Lipadusa a tradimento ed arte, detto, come si legge, Brandimarte.

Indi, a voce alta proseguì: Vedo che voi, magnifici messeri, siete amici del nostro Marchese, che Iddio prosperi e innalzi su chi gli vuol male. Di certo siete qua venuti per fargli una sorpresa.... Vedi il destro arcadore! Ei l'ha imberciata alla prima. Sicuro, siamo venuti a fargli una sorpresa, e sar

Che' le citta` d'Italia tutte piene son di tiranni, e un Marcel diventa ogne villan che parteggiando viene. Fiorenza mia, ben puoi esser contenta di questa digression che non ti tocca, merce' del popol tuo che si argomenta. Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca per non venir sanza consiglio a l'arco; ma il popol tuo l'ha in sommo de la bocca.

Di quella gioia sana che è l'espansione d'una carne possente, essa ha fatto una vergogna da nascondere, un vizio da rinnegare. L'ha coperta d'ipocrisia, e questo ne ha fatto un peccato.

MASTRO ANTONIO. , , misier . Che se n'è fatto de quel vostro mistro? REPETITORE. Non est in domi. MASTRO ANTONIO. Che desi? Non ghe in Roma? REPETITORE. Dico domi, domi. MASTRO ANTONIO. Missier . E' me l'ha be' ditto che ghe vegna. REPETITORE. Oh che pulchra festa ch'è questa! MASTRO ANTONIO. De grazia, vegnite un pochetin abasso, ché voio parlar con Vostra Magnificenzia.

Il brav'uomo che era quel portinaio, soggiunge l'arcivescovo. In un mese che passai a Cluny mi fece cotto quarantadue volte. Ne abbiamo fatto un santo dell'ordine, sclama l'abate, e Dio l'ha nel suo seno. Poi continua: » Il priore infatti arrivò la sera, ma infermo. Il primo suo pensiero fu di andare a ringraziare s. Benedetto del prospero esito della sua spedizione, poi di cercare il letto.

Le ho parlato adesso dalla finestra in cucina. Come si chiama? chiese Nancy, slacciando fettuccie e bottoni del corpettino di sua figlia e baciandole la nuca tiepidetta e fragrante. Non so più. Me l'ha detto: è un nome piccolo e secco. Come una tosse. Nancy rise, e le ribaciò la nuca così grassetta e bianca e dolce.