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L'uomo fece con le spalle un gesto d'indifferenza. Pareva dire: «Ah, non volete firmare? Tralasciate!» E tutti gli altri sorrisero di nuovo e abbassarono le teste fingendo di scrivere. Nancy si guardò attorno con un'espressione di coniglio inseguito. Un uomo entrava con le mani in tasca, alto, lento, incurante. Era un inglese; Nancy se n'avvide al primo sguardo. Le rammentava un poco Mr Kingsley.

Temo, mamma mia, disse Nancy, poggiando la chioma ondeggiante al braccio di Valeria e alzando al nuovo amico gli occhi d'aurora, temo che il signor Kingsley pensi che sono una persona senza carattere. Alla tua et

«Dandelions», disse l'inglese. E gli parve che quella infantile reminiscenza la ravvicinasse assai al suo cuore; e subito le parlò della sua casa nella contea di Kent, dove il suo vedovo padre Sir Frederick Kingsley e la sua unica sorellina, vivevano circondati da un vasto parco antico, tutto ombre e silenzi verdi. Mi fate venir la nostalgia, disse Nancy. Il signor Kingsley parve contento.

La voce stridente di Clarissa s'interpose: Nancy! Aldo non fa che leggere i tuoi versi giorno e notte. Li ha anche messi in musica! Deliziosi! potrebbero essere di Tosti o di Richard Strauss o di Hugo Wolff! Faglieli cantare. Poi Clarissa veleggiò intorno alla sala, salutando i poeti, molti dei quali conosceva, e facendosi presentare l'inglese, Mr Kingsley.

Egli si chinò sulla piccola mano ch'ella gli stendeva, e disse ancora una volta: Sono lo schiavo suo, signora. Ma allorchè egli alzò gli occhi, essa comprese di aver udito male. Certo egli le aveva detto: «Sono il tuo padrone, NancyChi le scrive? domandò il giovane, accennando alla lettera. Nancy chinò docili ciglia e il colore le corse nelle guancie. E' Mr Kingsley, disse. Ricorda?

Ma Kingsley rifiutò. Della Rocca tornava a cantare piano, e gi

Anche una volta il rapido pensiero alato traversò con timido volo la fantasia di Nancy, mentre la forte mano del giovane inglese si chiudeva, calda e ferma, intorno alla sua. Poi la porta si chiuse dietro a Paul Kingsley, e il pensiero prese il volo e non tornò più. Chi è quell'imbecille d'inglese? disse Nino, che era di malumore e si compiaceva di farlo sentire. Nancy divenne rossa.

Mr Kingsley, stringendo le labbra sottili, osservava la testa nero-splendente di Della Rocca che dondolava e oscillava seguendo la frase del canto; egli si sentiva contrarre in gola la propria buona voce di baritono inglese, e, urtato dalla larga morbidezza del fraseggiare italiano, si domandava come mai «questi idioti latini» sapessero cantare così.

Sposo Aldo Della Rocca, ch'io adoro». Così fu compiuta la missione di Mr Kingsley, al quale quella lettera non fu mai mandata. Tanto, non era scritta per lui. Vieni, amor mio, vieni: è levato il sole, E la fiorita via ride e ci attende. Quanta luce nel cielo! e quanto azzurro Negli occhi nostri fluttua e risplende. Oh vieni, andrem di nuova sorte in traccia. Tu del tuo genio, ed io di te sarò.