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I primi che intrapresero viaggi per l'interno dell'Asia furono i veneziani Matteo e Nicolò Polo, i quali mossero nell'anno 1250, al tempo di Baldovino imperatore, da Costantinopoli, e inoltratisi nel mar Nero sbarcarono nel porto di Soldadìa vicino a Caffa, e proseguendo il loro cammino per terra nella Cumania verso Derbent, via che facevano i popoli circassi per andare in Persia, passarono il Tigri ed il Deserto fino a che giunsero nella residenza del gran khan dei Tartari.

Di più il Khan ci disse che S. M. mandava un esercito verso il regno di Conducar per ricuperarlo unito insieme col gran Khan di Tartaria Olbeco qual fu scacciato dal suo paese dal re Gran Mogol, ma con l'aiuto del re di Persia lo ricuperò cacciando di nuovo gl'Indiani, ed in quel tempo morì il re di Mogol ed il regno si divise in quattro figliuoli; ed il minor nato è il più vivace, più bellicoso degli altri fratelli e più amato e riverito, non si contentò della parte lasciatagli dal re Mogol suo padre, levò l'armi contro il suo fratello maggiore, come ancor fece contro il suo padre vivendo; il che vedendo il re di Persia si risolse tentar di ricuperare quel regno insieme unito con il gran Khan Olbeco, vedendo gli figliuoli del Gran Mogol disuniti, molti anni sono che cercava questa occasione tanto più vedendo che il gran Signore aveva che fare colla serenissima Repubblica, perchè quando lui voleva andare sopra il detto regno il gran Turco gli dava addosso, e quando voleva ricuperar Babilonia il gran Mogol gli dava ancor lui addosso, e così non potea l'uno l'altro ricuperare.

Confina il paese posseduto dal re di Persia da levante con l'India, ch'è tra il fiume Gange e Indo; da ponente col fiume Tigri, che divide la Persia della Mesopotamia, ora detta Diarbech, il qual fiume correndo sino alli confini di Babilonia, entra nell'Eufrate, ed uno istesso alveo corrono tutti due per Bassora, e sboccano nel mar Persico verso il mezzodì; da tramontana col mar Caspio e colla Tartaria del gran Khan del Catai.

Fo data la lettera scritta in persiano ad esso chogia Mehemet et li fu detto che el dica chi scrive questa lettera. Rispose: Emir khan che un signore in Tauris come saria a dir vicerè, signata dal suo segretario. Gli fu poi detto che la traducesse in turco, così presala e lettala cominciò a dire: «Molti saluti a voi, gran signori di Venetia. Quello che fu mandato da vostre altezze, chogia Cabibul

Più volte ci invitò il Khan nel suo palazzo e particolarmente una volta, che fu il giorno di S. Tomaso d'Aquino, li 7 di marzo: molte cose allora ci riferì particolarmente dell'armata veneta che faceva grandissimi progressi contro l'armata turchesca, delle galere che erano state fracassate dalla armata veneziana di Smirne e di Scio e minutissimamente di ogni cosa. Di più disseci che di Babilonia erano fuggiti 200 turchi spahi in Persia, e promettevano al serenissimo re di Persia, che se volesse inviare solo 12 mille uomini la citt

Stretto da' ghibellini di Roma e d'intorno, fuggí a Genova patria sua , e quindi a Lione in Francia . Ed ivi adunò un gran concilio a provvedere ai pericoli della cristianitá nuovamente spogliata di Gerusalemme, ed assalita in Polonia ed Ungheria dall'invasione dei mogolli successori di Gengis khan.

Dopo molte onorate et degne salutationi, che a così gran signori se li conviene, li desideramo stato felice fino al finimento del mondo. Si fa sapere all'Altezze Vostre per bocca di khan Mehemet e di Emirissè sultan nostri buoni e cari amici, come siamo pronti a quanto ne invitaste per lo passato, e più che mai continuiamo nel medesimo volere, però se ancor voi siete dello stesso parere lo farete intendere. Chogia Mehemet è nostro, el quale per aver avuto amicizia in Venezia con Vincenzo che fu in Tauris, è stato introdotto in questo negotio con il mezzo di chogia Cabibul

Nel principio del secolo scorso risorsero per poco tempo novelle speranze. Fu ripigliato il progetto di riaprire una comunicazione per la Persia coll'India, ma la morte di Kuli khan fece tramontare la impresa.

Ritornati quindi a Venezia dopo un così lungo e straordinario viaggio, essi trovarono il nipote Marco, il quale invaghitosi dalle meravigliose descrizioni che gli zii facevano dei luoghi visitati nell'Asia, li pregò di condurlo seco loro nella seconda spedizione in Tartarìa, dove avevano promesso al gran khan di recarsi di nuovo.