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Forse Menico e la Rosetta non avevano torto. Quelle iscrizioni concise ed espressive restarono per un pezzo a far bella mostra di sulle muraglie, ma la filosofia di coloro che v'eran presi di mira spuntò gli strali della satira, e gli abitanti del villaggio, ch'eran gente di buona pasta, non istettero molto ad amnistiare le relazioni amichevoli della Rosetta e del conte Leonardo Bollati. Anzi il conte finì coll'esser considerato un personaggio attinente alla bottega, una specie di patrono, di capitalista a cui gli avventori facevano giunger rispettosamente la manifestazione dei loro desideri e delle loro lagnanze. Se lo zucchero non era abbastanza dolce, se il caffè sapeva di paglia, se le carte da giuoco eran troppo unte, si diceva una parolina al signor conte ed egli provvedeva a far cambiare lo zucchero, il caffè e le carte da gioco; se un vetro era rotto, si diceva al signor conte ch'era una bruttura il turare il buco con un foglio di carta oliata, ed egli mandava subito pel finestraio. Con questo savio sistema Sua Eccellenza Leonardo si conciliava le grazie della Rosetta, la tolleranza di Menico e la benevolenza universale. Però c'era una difficolt

Ed in vero: gli ultimi decennî del secolo accusano nei nostri reggitori ed amministratori una febbre intensa di gloria. Non si compiva un monumento, una fabbrica, un ornamento che non lo si volesse raccomandato ai posteri; che le iscrizioni onorarie e commemorative si moltiplicavano a vista d’occhio, specialmente, quando per la trasformazione degli edificî, per lo sviluppo della citt

Fu naturale; straricchi di proprie, non potevano invidiare, sapevano apprezzare le altrui; operosissimi, non esitavano, non indugiavano, non vergognavano, non temevano nel prendere le operositá straniere, come vedrem farsi ne' secoli peggiorati. Le prime stampe furono di carte da giuoco e santi, talor con iscrizioni e lettere, scavate in tavola, e fin dal secolo decimoquarto.

Coi tempi nuovi fu fatta man bassa sopra alcune di queste iscrizioni: e quando la resipiscenza degli amministratori le volle conservate al Municipio, e soprattutto in quella che è ora Sala delle Lapidi, un gran numero vi mancarono, perchè state rotte, smarrite, o invertite a vilissimi usi.

I pilastri sono coperti di ghirlande e di rabeschi; i muri, ornati d'una profusione di bassorilievi, con enormi scudi dalle armi di Castiglia e d'Aragona, aquile, chimere, animali araldici, fogliami, iscrizioni emblematiche; la tribuna, traforata e scolpita con ricca eleganza, gira tutto intorno; il coro è sostenuto da un arco arditissimo; il colore della pietra è grigio chiaro, e ogni cosa è ammirabilmente finito ed intatto, come se la chiesa fosse stata fabbricata pochi anni prima, invece che sul finire del secolo decimoquinto.

Regnava Ferdinando III, e le iscrizioni auspicavano da lui e dal Vicerè, e s’impinguavano con la lista dei nomi e dei titoli, non sempre classicamente latinizzati, dei Pretori e dei Senatori. Più d’una era pel Marchese di Regalmici, al quale le incessanti cure dell’ammiranda opera di abbellimento della citt

Lo spazio di dodici secoli che corre fra queste due iscrizioni, comprende quasi tutto lo sviluppo dell'Occidente dalla caduta dell'impero romano; è per questo che sembra così lungo... Ma che sono dodici secoli nella vita del mondo? Il tempo che corre fra ieri ed oggi.

Alle pareti erano appesi alcuni quadretti con iscrizioni del Corano in caratteri d'oro; nel mezzo della sala una tavola da osteria di villaggio e alcune seggiole rustiche; tutt'intorno materasse bianche, sulle quali buttammo i nostri cappelli.

La colonna commemorativa che si vede ancora oggi sul campo di battaglia, sulla riva del Ronco, fu eretta nel 1557, per cura del governatore pontificio della Romagna, Donato Cesi, che divenne più tardi cardinale. Delle iscrizioni incise su medaglioni di arte molto mediocre ricordano il grande avvenimento.

Chi ne voglia, però, sapere qualche cosa si affidi al Torremuzza ed al Villabianca, che gliene diranno per filo e per segno³⁴. ³⁴ Gabr. Lancellotto Castello, Le antiche Iscrizioni raccolte e spiegate. In Palermo, MDCCLXII.