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45 Che debbo far, che mi consigli, frate, (disse a Iocondo), poi che tu mi tolli che con degna vendetta e crudeltate questa giustissima ira io non satolli? Lasci

Poi che ho contrario il: ciel, lo abisso, e il mondo E che tu che n'hai vinte tante, e tanti Non hai possuto farmi un iocondo Darò con questa man fine, a' miei pianti Partite, & vane, al luoco tuo proffondo E senza lesion, de circonstanti E per ch'io son d'ognun più afflito, e mesto Senzo fallo verroti a trovar presto.

18 Iocondo ancor duo miglia ito non era, che gli venne la croce raccordata, ch'avea sotto il guancial messo la sera, poi per oblivion l'avea lasciata. Lasso!

71 Il re e Iocondo si guardaro in viso, di maraviglia e di stupor confusi; d'aver anco udito lor fu aviso, ch'altri duo fusson mai così delusi. Poi scoppiaro ugualmente in tanto riso, che con la bocca aperta e gli occhi chiusi, potendo a pena il fiato aver del petto, a dietro si lasciar cader sul letto.

65 Avea Iocondo ed avea il re sentito il calpestio che sempre il letto scosse; e l'uno e l'altro, d'uno error schernito, s'avea creduto che 'l compagno fosse. Poi ch'ebbe il Greco il suo camin fornito, come era venuto, anco tornosse. Saettò il sol da l'orizzonte i raggi; sorse Fiammetta, e fece entrare i paggi.

31 Giunto, lo fa alloggiar nel suo palagio, lo visita ogni giorno, ogni ora n'ode; fa gran provision che stia con agio, e d'onorarlo assai si studia e gode. Langue Iocondo, che 'l pensier malvagio c'ha de la ria moglier, sempre lo rode: 'l veder giochi, musici udire, dramma del suo dolor può minuire. 32 Le stanze sue, che sono appresso al tetto l'ultime, inanzi hanno una sala antica.

17 La notte ch'andò inanzi a quella aurora che fu il termine estremo alla partenza, al suo Iocondo par ch'in braccio muora la moglie, che n'ha tosto da star senza. Mai non si dorme; e inanzi al giorno un'ora viene il marito all'ultima licenza. Montò a cavallo e si partì in effetto; e la moglier si ricorcò nel letto.

40 Se da Iocondo il re bramava udire onde venisse il subito conforto, non men Iocondo lo bramava dire, e fare il re di tanta ingiuria accorto; ma non vorria che, più di , punire volesse il re la moglie di quel torto; che per dirlo e non far danno a lei, il re fece giurar su l'agnusdei.

38 Stette fra gli altri un giorno a veder, ch'ella era turbata e in gran malenconia, che due volte chiamar per la donzella il nano fatto avea, n'ancor venìa. 39 A strano spettacolo Iocondo raserena la fronte e gli occhi e il viso; e quale in nome, diventò giocondo d'effetto ancora, e tornò il pianto in riso.

30 Grata ebbe la venuta di Iocondo quanto potesse il re d'amico avere; che non avea desiderato al mondo cosa altretanto, che di lui vedere. gli spiace vederselo secondo, e di bellezza dietro rimanere; ben che conosca, se non fosse il male, che gli saria superiore o uguale.