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Quella povera tonaca era proprio inzuppata degli umori di Bacco, e tra pel vino e pel grasso delle vivande che ogni giorno le sgocciolava su, s’era coperta di frittelle. A cagione delle quali, e degli occhi sempre luccicanti come carbonchi, e del naso bitorzoluto che appariva sempre rosso come un peperone maturo, i famigli, gi

La moglie che se lo vide cadere ai piedi, non si abbandonò ad atti di dolore, di disperazione: inginocchiatasi, baciò con rispetto quella fronte crivellata di palle, tolse dal collo del morto una sciarpa inzuppata di sangue, che nascose in seno, poi sorse animosa, ricominciando a combattere.

Ah, ? esclamò l'altro beffando. Vorrei veder come! Così! disse Emilio, e scaraventò in faccia al compagno una grossa spugna che serviva a lavare le tavole di marmo, tutta inzuppata di acqua sanguigna e di marciume. Lo colpi in pieno viso, sporcandogli di quel sozzo umore occhî, naso, bocca e i panni.

L’alba li raccoglie e l’aurora li trova al lavoro. E via per dell’ore, muti, instancabili, senza un minuto di posa, perchè il gelo non incolli loro alla pelle la camicia inzuppata di sudore. Intorno, la montagna è deserta. Le mandrie del vicino casolare cercarono i pascoli soleggiati e da quelli mandano ai reclusi lo scampanellare dell’accordo e i muggiti dati al cielo aperto e ai rinascenti tepori. Come tarda il sole! Sulla montagna di rimpetto, le cime le roccie, i nevati, le ghiacciaie, le foreste, ne ridono tutte e si scaldano e fumano di vapori mentre l

L'autunno venne innanzi col suo tabarrotto di nebbia: venne anch'esso il dicembre nella sua pelliccia d'ermellino, e lassù intanto, in quelle quattro stanze, colava l'aria fredda, livida, inzuppata malinconia. Quando la Gina sentiva qualche cosa alla gola, che minacciava di strozzarla, usciva in cerca di sole, rubando cogli occhi l'ultimo verde, che spenzolava dai rami degli alberi.

Egli alzò dapprima la camicia, e con una pezzuola inzuppata d'acqua ripulì tutt'intorno alle labbra della ferita; per la qual cosa il Montalto, che nella repentina commozione del fatto era quasi uscito di sensi, si riebbe ed aperse gli occhi, sorridendo agli astanti. Ma a costoro il sorriso del giovine non poteva bastare.

Recando la pezzuola inzuppata, egli era passato dietro al sedile per sollevare la giovanetta, che all'impressione di freddo sulla fronte aveva tratto un profondo respiro, scuotendosi, «No... non come l'altro...» mormorava, respingendo la contessa che la teneva stretta fra le braccia. «Son io, Maxette!.. son io...» e con un segno della mano, ella ingiungeva ad Ermanno di tenersi discosto. Dischiusi gli occhi, Massimiliana guardò un poco la donna; poi si sollevò, in un rapido ritorno della memoria, spingendo lo sguardo dinnanzi a . E come si vide sola con l'amica, afferrossi a lei, convulsamente. «Aiuto... soccorso...» supplicava, fremendo; «è troppo... è la morte...» «Maxette!.. Maxette!..» ripeteva la contessa, subitamente comprendendo, impotente a sedarla, atterrita al vedere Ermanno avvicinarsi... «Diteglielo voi, di fuggirmi... voi che vedeste le mie lacrime... che sapete tutta la mia vergogna... Ah, Dio Signore... mio Dio Signore!..» La contessa tentava invano di farla tacere, di chiuderle la bocca in un abbraccio, vedendo gi

Mentre il carnefice, rimovendo la raschiatura inzuppata di sangue, e collocando nella bara il tronco esanime, che sotto al suo piede aveva cessato il doloroso vibrare, esclamava «E uno». Ramengo, girando la vista, si trovò dinanzi il soldato sconosciuto, che con coraggio cupo e taciturno montava sul patibolo.