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Loulou Primoli ringrazia i suoi invitati con molti sorrisi nella faccia rossa un po' cotta dai liquori, baffi grigi, gote gonfie, cascanti, occhi scuri sagaci d'antiquario. Esco colla Marchesa Casati, felice di rivedere all'aperto la mia amica futurista in un'altra serra calda che abbia per soffitto l'arco caldo azzurro del cielo romano. Sono stanco di artifici e di snobismi esasperati.

La sua ora era suonata. Egli l'aveva udita suonare come i rintocchi di funerale. Il colpo di grazia. Le feste del principe di Lavandall erano le più ricercate di Parigi, a causa della scelta squisita dei suoi invitati, la ricchezza e sopratutto l'eleganza che vi regnavano. I balli delle Tuileries erano deserti, se coincidevano con quelli del principe.

Intanto l'ingegnere Arconti era penetrato nella sala e s'era confuso cogli altri invitati. Perchè era venuto dagli Osnaldi? Non lo sapeva nemmen lui; sapeva soltanto che soffriva immensamente a trovarsi col

In un angolo, sopra una colonna di legno scolpito, un busto in marmo, opera non priva di merito artistico: l'effigie del conte Sebastiano, l'ultimo dei Morò-Casabianca. il gastaldo gli aveva invitati a riposarsi dopo avere avanzato per le signore due delle vecchie sedie a bracciuoli presso i grandi veroni.

Roberto, con altri invitati, era sceso nel giardino e dal giardino saliva in quel momento un vecchio gentiluomo, il marito della signora strimizzita, che era andata a riferire di aver ritrovato la perla nera davanti al sof

Quella festa, a cui erano stati invitati gli ufficiali della guardia nazionale di Versaglia, aveva un intento riposto, di rinfiammare la devozione degli ufficiali del reggimento di Fiandra, da pochi giorni arrivato col

Nella sala ricevette le congratulazioni degli invitati con aspetto distratto, ma la sua forza fittizia scemava d'istante in istante e si sentiva soccombere sotto allo sforzo troppo grande. Dovette cedere. Si ritirò nella sua camera e tutta vestita come era, con i fiori dell'arancio in testa, si coricò sul suo letto di vergine.

Voi sète tucti invitati generalmente e particularmente da la mia Veritá, quando gridava nel Tempio per ansietato desiderio dicendo: «Chi ha sete venga a me e beia, però che Io so' fonte d'acqua viva». Non dixe: «Vada al Padre e beia»; ma dixe: «Venga a me». Perché? però che in me, Padre, non può cadere pena; ma nel mio Figliuolo.

Ogni domenica v'era pranzo a Corte. Erano invitati generali, deputati, professori, accademici, uomini chiari nelle lettere e nelle scienze: la Regina parlava con tutti e di tutto, con una sicurezza e una grazia, che per quanto si sapesse prima del suo ingegno e della sua coltura, superava sempre l'aspettativa.

L'aver ritrovato i nostri amici, la contentezza di poter passare qualche ora con loro ci aveva fatto dimenticare il ritrovo, a cui eravamo stati invitati il innanzi dal nostro ufficiale. Un vecchio soldato arriccer