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Il papa dava a Guiscardo investitura del principato di Salerno e del ducato di Amalfi, e Guiscardo al papa un uomo l'abborrito, il paventato priore di Lacedonia! Laonde andasse egli, abate di Cluny, a chiamarlo a nome di Roberto alle tende, perchè quivi avrebbe questi di alcuna maniera provocate liti con lui, e tiratolo del ciuffo ad atto di violenza qualsiasi.

Il libero volere dei conti normanni mi elesse a loro duce, proclamandomi conte di Puglia: l'imperatore Enrico III mi investì del paese da noi conquistato: il papa rese santi i nostri acquisti dichiarandoli tutelati dalla Chiesa, dandomene anch'esso investitura. Tu sai che Drogone succedette a Guglielmo, perchè senza prole, ed io a Drogone, perchè senza figli ancor esso. Ora io ho figliuoli.

La messa solenne è cantata da Papa Clemente, assistito da Rodolfo Vescovo di Albano, Archerio Prete di Santa Prassede, Riccardo di Santo Angiolo, Goffredo di San Giorgio al Velo d'oro, e Matteo di Santa Maria in Portico, Diaconi Cardinali. Il Conte e la Contessa di Provenza, vestiti di bianco, stanno genuflessi sopra doviziosi pulvinari. Finita la messa, Archerio e Rodolfo si fanno incontro a Carlo, Riccardo e Goffredo incontro a Beatrice, e li conducono presso i gradini dell'altare. Clemente prende la Bolla della investitura di sopra la santa mensa, e legge a voce alta: «Noi Clemente Papa IV, servo dei servi di Dio, pel potere delegatoci da Gesù Cristo, e dal Principe degli Apostoli San Pietro, di provvedere alla maggiore gloria della Chiesa, commessa dalla onnipotente bont

Egli operava così perchè Roberto Guiscardo, ricevuta investitura dei suoi Stati da Niccolò II si era dichiarato vassallo della Chiesa, in egual modo che il priore lo era per lo spirituale; perchè egli usava del diritto di difendere gli oppressi contro i potenti, e come capo dei cristiani chiamare alla ragione i feudatari, che a niuno potere inchinavansi quando gl'imperatori tanto distavano dalle loro provincie; perchè la grande idea di sottrarre non solo gli ecclesiastici al dominio laicale, ma questo sottomettere a quello, faceva un passo di più, giudicando così possenti baroni; perchè infine a tal punto lo aveva tirato dei capelli il suo cancelliere, ed un simulacro di giustizia appariva nel loro comportarsi.

Composte le cose dei papi, eleggendone un quarto, Enrico cavalca sopra Capua. Drogone conte di Puglia e Rainulfo conte di Aversa gli fanno quivi riverenza, e lo donano di cavalli e danari. In ricambio hanno investitura del paese conquistato sulle terre imperiali. Quella del papa non bastava dunque loro, domanda balbettando un membro dell'assemblea.

Ottennero i privilegi che avean voluti e tenuti dal tempo d'Arrigo V in qua: confermate alle cittá le regalie entro alle mura e nel distretto: solo lasciato all'imperatore il «fodero» o viatico quando scendeva; serbati i consoli senza conferma, colla sola investitura imperiale; soli lasciati all'imperatore i giudici in appello, e questi costituiti in un giudice stabile, il podestá; riconosciuto il diritto di pace e di guerra; riconosciuto quello, che avrebbe potuto esser piú utile, di serbare e rinnovare la Societá.

Esse avevan tutte lo stesso valore, risponde Baccelardo. La investitura vera la tenevano dalle loro spade. Infrattanto i Pugliesi ribellati uccidevano molti Normanni a tradimento e facevano assassinare l'istesso conte Drogone dal suo compare Riso, mentre entrava nella chiesa di Montoglio ad udir messa.

Dal suo castello, sui monti di Saluzzo, poteva fino alle cime di Monviso spingere i segugi, inseguendo camozzi su terreni suoi: da oriente a Po se sorgevano torri di cavalieri, stavano a condizione di ubbidienza a lui; alzavano i pennoni degli avi a seconda della investitura dei feudi, a patto fastoso dell'omaggio, e a patto più valido di bei mucchi d'oro e di giornate d'armi.

Gli accorgimenti di Manfredi non dovevano gran pezza durare; egli li aveva operati per sospendere i casi presenti, sapendo che da cosa nasce cosa, e il tempo la governa, e per dare a divedere all'Hochenberg che penetrava i disegni suoi, e poteva renderli vani. Infatti il Marchese pensando che il sottomettersi adesso dopo Manfredi non gli avrebbe fruttato molto utile, stimò meglio mantenersi nemico, ed aspettare occasione di vendere a caro prezzo la sua resa. L'occasione non tardò molto a venire. Vedeva Manfredi la petulanza dei fuorusciti napoletani, Morra d'Aquino, San Severino, che seco lui abitavano in corte del Papa; e con destrezza maravigliosa dissimulava, e gli oltraggi ricevuti altamente nell'animo imprimeva, divisando bene vendicarsene un giorno. Intanto Bonello di Anglone, suo capitale nemico, ottenuta dal Papa la investitura di parte del Principato di Taranto, per la strada di Alesina s'incamminava a prenderne possesso. Manfredi in quel giorno medesimo, avendo saputo che l'Hochenberg con lo esercito si avvicinava, mosse da Teano per andare ad abboccarsi con lui. Volle la fortuna, che per via s'imbattesse in Bonello, il quale tutto orgoglioso si avanzava tenendo la mano dritta del cammino. Manfredi scongiurava i compagni, affinchè adesso lo lasciassero stare, non sarebbe mancato tempo a trarne vendetta; ma essi risposero, che non avrebbero consentito giammai che si facesse un tanto spregio al figliuolo dello Imperatore Federigo. Le due compagnie si accostavano, quella di Bonello sembrava volesse cedere; allora Marino Capece, uomo di natura avventata ed amicissimo di Manfredi, trascorse col suo destriero, e percotendo con la mazza ferrata le spalle di Bonello: «Scendi, schiavogli disse «e fa omaggio al figlio del tuo ReQuesto fu il segnale della battaglia; posero mano alle spade, e cominciarono a menare. Il Principe, da che non aveva potuto impedire che accadesse quel fatto, si studiò che riuscisse felice; e da franco cavaliere spintosi con incredibile furia addosso al Bonello, lo afferra al cimiero, gli scioglie la barbuta che gli difendeva la testa, e col pugnale gli sega la gola: i compagni di Bonello, visto quel caso, fuggono a precipizio. La nuova giunse tosto in corte del Papa, il quale, infellonito per la morte d'Anglone, spedì gente a perseguitare l'uccisore. Manfredi, stimandosi male sicuro all'aperto co' suoi fedeli, si rifugiò nel castello dell'Acerra, dove rimase alquanti giorni. Bertoldo, visto Manfredi in disgrazia del Papa, gli si fece subito nemico, o con tutto il suo esercito ad Innocenzio si vendè. Il Marchese Lancia avvertì il suo nepote Manfredi, affinchè si partisse dall'Acerra. Manfredi adesso ramingo e profugo era venuto in parte che non aveva più terreno che lo sostenesse. Sperava ripararsi in Lucera, ma anche questa citt

Messere Ugo, di messere Oldrado, cavaliero a sprone d'oro, con investitura per tradizione ed omaggio dello sparviero.