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Sulla soglia d'una delle ultime capanne, ove il chiasso giungeva molto attenuato, sedevano due signore di nostra conoscenza, la Valeria Inverigo e la Diana Varedo. C'è un gran movimento quest'anno al Lido disse la madre. Troppo rispose la figliuola. Ci si starebbe così bene se non ci fosse gente. La signora Valeria sorrise. Cara mia, non possono mica tener aperto lo stabilimento apposta per noi.

L'ingegnere allargò le braccia con un gesto rassegnato. Ma perchè, santo Iddio, devi esser così ostile ad Alberto Varedo? proruppe la signora Inverigo. Andiamo, Valeria, non ci badare replicò Gustavo Aldini con dolcezza. Lo sai ch'io vado soggetto alle antipatie. No, tu ti sei fitto in capo che Diana non debba esser felice con quell'uomo... E pure l'hai sentita un momento fa: O lui, o nessuno.

Per tutta la via s'incontra in contadinelle che, canticchiando sommessamente, levano la bruna testa di mezzo all'immenso biondeggiare delle spighe mature... ecco l'ultima salita, ecco il colle, ecco Inverigo coi suoi viali di cipressi, colle sue casette bianche, col suo campanile scintillante al sole, ecco il tranquillo sentieruolo ombreggiato d'acacie, l'ultimo...

Non avete furia voi altre? dissero alla signora Inverigo e alla Varedo alcune persone di conoscenza. No, restiamo qui a pranzo. Buon appetito, allora. Grazie.

Ne soyons pas plus royalistes que le roi. Diana si strinse nelle spalle. Per me seguitò la signora Inverigo, ho la massima, in mancanza di prove, di accettar sempre l'interpretazione più benevola. Tu sei un angelo, mamma, ma qualche volta anche la soverchia indulgenza ha i suoi inconvenienti. Tutti gli eccessi ne hanno; ciò nondimeno io preferisco l'eccessiva indulgenza all'eccessiva severit

Fatto si è che quella sera stessa Alberto Varedo chiese ed ottenne la mano di Diana Inverigo. In casa degli sposi. Poco più d'un anno dopo, in una sera fredda di marzo, l'ingegnere Gustavo Aldini scendeva da una vettura di prima classe alla stazione centrale di Torino. I Varedo erano sotto la tettoia ad aspettarlo.

Gustavo approvò con un cenno del capo. Lui, Alberto proseguì la Inverigo è un bravo giovine, sfido a negarlo. Non lo nego.

Indi rivoltosi a Bardelli, soggiunse: Non vada mica via, lei. Usciremo insieme. Esci? chiese Diana. ; devo andare al telegrafo e alla Gazzetta Piemontese. In quella giunse un dispaccio. Era della signora Valeria e portava le felicitazioni di lei e degli amici che raccolti in casa Inverigo bevevano lo sciampagna alla salute del nuovo onorevole e della sua compagna. Povera mamma! sospirò Diana.

Buona sera, Gustavo disse la signora Valeria Inverigo, alzando gli occhi dal suo ricamo e tendendo la mano a un uomo di mezza et

La signora Valeria chinandosi su Diana rinnovò per la centesima volta la solita domanda: Come ti senti? Non c'è male mormorò Diana. E fece segno che aveva bisogno di riprendere fiato. La Inverigo si voltò verso suo genero. E adesso si può sapere che parole son corse tra Gustavo e te? Ma Diana toccò lievemente il braccio della madre. Oh mamma, perchè torni su questo argomento?