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Ma come poteva venire in mente a quel tristo un simile pensiero? Non era forse egli più il crudele, il feroce figlio di Bernabò? Questa domanda è assai ragionevole, e anche noi durammo assai fatica a credere a un simile mutamento nell'indole sua. Ma una considerazione che ci sorse in mente, ne condusse, o ne parve almeno ci potesse condurre, alla soluzione di un fatto così strano. Se a Carlo Visconti, quattr'anni prima, quand'era ancora nel fiore della sua potenza il terribile Bernabò suo padre, ed egli non viveva che nell'aspettazione di un ricco e vasto dominio, fosse intravvenuto una simile avventura, si fosse trovato in una circostanza pari, avrebb'egli ceduto di leggieri a delle lagrime, avrebb'egli saputo comprendere l'angoscia di un cuore al punto da rimanersi dalla persecuzione? Tutto c'induce a credere che avrebbe fatto il contrario. Da quell'altezza su cui la sorte avealo fatto nascere, e da cui non era disceso un momento non avendo mai potuto porsi a paro un istante col resto degli uomini, non aveva mai potuto mettersi all'unisono col loro, per quanta sagacia potesse mai avere, la dura esperienza non gli aveva fatto conoscere ancora il che ed il perchè di tutte le cose. Non gli aveva ancor data la giusta misura per valutare nella loro interezza i dolori che possono straziare anima d'uomo, ma da quel momento che la sventura lo ebbe assalito, e il cuor suo sentì le potenti strette dell'angoscia e della disperazione, e provò le durezze dell'esiglio, le privazioni più tormentose della vita, e l'odio contro il suo persecutore, l'anima sua oscillò per migliaia di sensazioni che fino a quel punto gli erano rimaste al tutto sconosciute.... e da quel punto, senza ch'egli se ne fosse accorto, l'indole sua subì una forte modificazione, modificazione che però non s'era mai palesata, ed aspettò a mostrarsi intera allora che una scena di sventura e d'angoscia lo ebbe fortemente colpito. La prosperit

In sostanza, nella novella di Fiordiligi non è il meraviglioso rilievo dei caratteri, la scultoria interezza delle figure ottenuta dal Boccaccio, come seppe egli solo, con brevit

²³⁰ Liban., I, 581, 17 sg. Come dicemmo, il Neumann, dal testo di Cirillo, è riuscito a ricomporre la trama del primo libro di Giuliano. Si comprende come il lavoro del critico, per quanto acutissimo, non possa essere, in parte, che un lavoro ipotetico, poichè non è possibile di avere nessun dato preciso sulla interezza sull’ordine delle citazioni contenute nel testo della scrittura confutante. Però, la lettura del libro di Giuliano, quale risulta dalla ricostituzione che ne ha fatta il critico, pur lasciando qualche dubbio sui dettagli dell’ordinamento, ci d