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«Io sentivo che diceva tutto questo per consolarmi; perchè, nel riandare la sua povera storia di dolori, s'era accorto del contrasto penoso tra la mia posizione e quella di Gualfardo: tra me festeggiata, inebriata d'applausi, felice e spensierata, lontana da lui, e quel generoso giovane che lo curava, lo consolava, lo sosteneva nelle difficolt

Ed anche il mio orgoglio, bada; replicò Beatrice. Perchè questo non manca mai, e guasta un pochino la tua Bovadilla. Non volevo l'amor suo intorbidato da un ricordo nemico. Pensavo ancora che quell'uomo era grande, e più grande sarebbe divenuto; onde volevo esser grande ancor io. Avrei desiderato che quella donna persistesse nella sua avversione; ed ho usata tutta l'arte mia, tutta la mia pertinacia, tutta la mia eloquenza per vincerla. Dovevo esser lieta della mia sconfitta, non ti pare? E non fu così: n'ebbi dolore; anch'io m'ero inebriata della mia magnanimit

Gioconda inebriata da quel tuffo di vita mondana, pensava seriamente se non fosse stato possibile ottenere da Folco di rimaner per sempre a Parigi; forse, a poco a poco, non senza molta arte, non senza quella sommissione che vinceva nell'animo di Folco i più ragionevoli propositi.

Il Weill-Myot avea guidato la principessa ne' suoi uffici ove fervea tanto lavoro: le avea spiegato minutamente qualcuna delle sue grandi combinazioni. La principessa era uscita da quella visita inebriata: infatuata di quel desiderio dell'oro, che diventa, a poco a poco, irresistibile. Enrica pensò, nella rovina da cui si sentiva incalzata, ricorrere al Weill-Myot.

Palpita, come un nido: apri tua fronda, come un rosajo. Il calmo declinare del giorno aduni, in torno al focolare, pie fronti ove rimorso non s’asconda; e le finestre a l’albe senza veli schiudansi per desìo di luce e d’aria, salutando l’allodola che svaria inebriata pel nitor de i cieli; salutando col sol la gioia eterna del moto, e il ritmo de le forze umane.

«In quella sorpresa di gioia e d'amore il mio cuore lungamente oppresso si era sciolto, ed avevo pianto come la più miserabile delle donne. Era un pianto dolcissimo che mi faceva tanto bene. Non avevo detto una parola per interrompere il mesto racconto del mio bel Gualfardo. Lo ascoltavo, inebriata e felice di essere amata così; profondamente addolorata di averlo tanto male giudicato e compreso.

La bella mal renitente a te sporse la bocca molle d'ogni dolcezza, onde fu a lungo inebriata poi, lieta di canti, l'aurora del tuo maggio e a lei men triste degli anni brevi il pallido tramonto. "Io te guidai per la superba via e forte in man ti equilibrai la spada della Giustizia un'altra erra dicendo in ton più grave.