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39 Così il rapace nibio furar suole il misero pulcin presso alla chioccia, che di sua inavvertenza poi si duole, e invan gli grida, e invan dietro gli croccia. Io non posso seguir un uom che vole, chiuso tra' monti, a piè d'un'erta roccia: stanco ho il destrier, che muta a pena i passi ne l'aspre vie de' faticosi sassi.

De' guidaleschi fracidi d'allora io non vi do di cento una misura; pur d'ogni bocca stretta uscivan fuora queste parole: Buon gusto e coltura, delicatezza e buon senso c'infiora, e veri lumi ed eleganza pura. S'un dicea «sterco» per inavvertenza, gridavano: Che porco! che indecenza! Io v'ho data un'idea cosí all'ingrosso di Carlo, di Parigi e della corte.

7 Ruggier pur d'ogn'intorno riguardava, e s'aggirava a cerco come un matto; ma poi che de l'annel si ricordava, scornato vi rimase e stupefatto: e la sua inavvertenza bestemiava, e la donna accusava di quello atto ingrato e discortese, che renduto in ricompensa gli era del suo aiuto. Perché da me nol prendi?

«E perchè tutti ti riconoscano, e nessuno per inscienza o inavvertenza possa opporsi ai voti della legge, l'Esecutore della Giustizia ti imporr

Ma questo palazzo, se la tradizione non è bugiarda, fu testimonio di una comica avventura seguita a Napoleone il Grande. Durante il suo brevissimo soggiorno in Utrecht egli occupò la camera da letto di suo fratello Luigi, ch'era attigua alla stanza da bagno. Si sa che, dovunque andasse, conduceva con un servitore, il quale aveva l'esclusivo incarico di tenergli pronto un bagno per qualunque ora del giorno e della notte. La sera ch'egli arrivò ad Utrecht, di malumore, come fu quasi sempre in Olanda, andò a letto per tempo, e lasciò, se per inavvertenza o per proposito la tradizione non lo dice, la porta della camera aperta. Il servitore del bagno, ch'era una buona pasta di brettone, dopo avergli preparata la tinozza in un'altra stanza, se ne andò a letto egli pure, in un camerino poco lontano dalla camera imperiale. Verso la mezzanotte si svegliò improvvisamente assalito da quei dolori che impongono di pigliare la via più breve per arrivare alla mèta, saltò giù dal letto, e in camicia com'era, e pien di sonno, si mise a cercare la porta tastoni. La trovò; ma per il suo malanno, non conoscendo bene il giro delle stanze, invece di riuscir dove voleva, capitò dinanzi alla porta dell'Imperatore. Sospinse, la porta s'aperse, entrò, ed entrando, rovesciò un seggiolone. Una voce terribile, quella voce! gridò: Chi è? Il povero giovane, agghiacciato dallo spavento, si sforza di rispondere, e la parola gli muore sulle labbra; tenta di uscire per dove è entrato, non trova più la porta; sbalordito, tremante, cerca un'uscita da un'altra parte. Chi è? ripete l'Imperatore con voce tonante, balzando in piedi. Il servitore, affatto fuor di , gira, tasta, inciampa in un tavolino, rovescia un'altra seggiola. Allora Napoleone, non dubitando più d'un tradimento, afferra il suo grosso orologio d'argento, si slancia addosso al malcapitato, lo agguanta alla strozza, e gridando aiuto con quanta voce ha nella gola, gli martella la testa di formidabili colpi. Accorrono i camerieri, i ciambellani, gli aiutanti di campo, il prefetto di palazzo colle spade e coi lumi, e vedono.... il Grande Napoleone e il povero servitore, in camicia tutti e due, in mezzo a uno scompiglio di casa del diavolo, che si guardano a vicenda, l'uno in atto di profonda meraviglia, e l'altro in atto di preghiera supplichevole, come in una pantomima da teatro. Si sparse la voce dell'avvenimento nella citt

Mettetevi dunque qui, Margherita, io sono al vostro posto, Bice le disse con una voce così buona, che l'altra capì di poter accettare. Allora vado prima da Tonina. Il pranzo diventò più allegro, servito dalla cuoca, sebbene l'altra si alzasse sovente per riparare qualche inavvertenza.

Era forse da un'ora in attesa, quando gli parve di sentire un frussi frussi davanti a . Un altro ramarro? o una lepre? No, era stato un rumore più forte; ma era anche cessato. Forse un manipolo di nemici, che voleva andare guardingo, e perciò, fatto un po' di strepito per inavvertenza d'un soldato, si fermava tosto, per distrar l'attenzione delle sentinelle morte? Ah, se queste era, il nemico fallava i suoi conti, perchè l'attenzione di Aminta era più tesa che mai. Ancora uno strepito, il suono di cosa che strisci violentemente tra le foglie; certamente un uomo che s'avanza in un campo di grano turco; poi più nulla: poi da capo un rumor sordo, ma cadenzato, uniforme. Aminta è cacciatore e non ricorda più che gli usi del cacciatore; si abbassa, mette l'orecchio a terra ed ascolta. Non c'è più dubbio; son passi d'uomini; e di l

Questa lettera onora il Guerrazzi e di molto; ma la bell'anima del Giusti due cotanti più. Se la marmaglia dei giornalisti avesse per inavvertenza smarrito la via della onest