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Dice Plinio che si soleva sacrificare il fegato dell'oca a Inaco Dio del fiume d'Argo; il qual uccello s'allegra dell'acqua, e d'Inachide si prova perchè si sa per la storia d'Erodoto, che i sacerdoti egizi erano soliti mangiar carne d'oca: e quivi con gran superstizione s'adorava Iside, che fu tenuta poi Diana: in oltre l'oca più astuta del cane (come disse colui) facilissimamente conturba molto il silenzio della notte, alla quale diceano Diana essere soprastante: e il demonio forse prese i piedi di quell'uccello a dinotare che così come quello è uccello vigilante, e quando le bisogna essere intenta a far la guardia, è senza sonno; così doversi ancora essere sollecito all'andare a quel giuoco, e quivi consumare tutta la notte dandosi buon tempo; ovvero perchè si dicesse, che una certa parte di quell'uccello incita le donne a lussuria. Potè similmente essere indizio di qualche amore più occulto e più crudele, trovandosi scritto l'oche aver desiderato con libidine altri fuor della loro spezie. È cosa nota appresso di Plinio di un fanciullo d'Argo chiamato Oleno, e di Glauco citaredo del re Tolomeo, de' quali si dice che le oche se n'erano innamorate. Dove io credo che Plinio errasse, perocchè Teofrasto nel suo libro degli amori dice, che il fanciullo si chiama per nome Anfiloco e non Oleno, ma Olenio era il nome della patria, quello è al tutto inconveniente, imperocchè i piedi dell'oca sono gi

ovvero come altri vogliono che si legga piuttosto: Il fegato la vacca Inaco dia A te ne' piatti.