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GIULIO. Nulla di nuovo se non che venne a casa Mastica e mi pregò caldamente che vi scrivessi che per quanto amor portate ad Olimpia e se avete a caro il suo piacere, non foste venuto a Napoli per una cosa importantissima. LAMPRIDIO. Che cosa importantissima è questa? GIULIO. Non saprei. LAMPRIDIO. Che imaginate? GIULIO. Non saprei che imaginarmi.

EUGENIO. Non credo sia maggior miseria di quella ove noi siamo, poiché padre e figliuolo, tutti, mirano a un segno; posso imaginarmi come per tante ripulse che li avete dato, pur non si arresta di chiederlavi.

Mi sento l'anima cosí ristretta nel cuore, che son per cader morta; posso imaginarmi come questa tormentata anima possa reger questo tormentato mio corpo. ATTILIO. Non vi struggete, o signora, piú cara a me che la luce degli occhi miei.

FILIGENIO. Eccomi ad ogni vostro comando: ché colui che non servisse voi volentieri, non meritarebbe esser servito da niuna persona del mondo, perché voi potete e sapete servir gli amici vostri. ALESSANDRO. Se avessi saputo imaginarmi persona sufficiente piú di voi nel maneggio di questo mio negozio, arei fuggito darvi fastidio; non potendo altrimente, m'è forza a valermi del suo favore.

GIACOMINO. Balia, io t'ho ascoltato fin ora con molta attenzione, posso imaginarmi dove sei per riuscire. LIMA. Ecco l'inganno. Ritrovate un amico confidente, informatelo di quanto v'ho detto, e fate che s'incontri col maestro.

CINTIA. So ch'egli arde di rabbia contro me e m'odia insino a morte: incontrandomi con lui, porrá subito le mani all'armi, le porrò anch'io. Io cercherò di pungerlo e inasprirlo con le piú ingiuriose parole che saprò imaginarmi.

Vengo in Roma, e per non esser costui un giorno andato alla scuola, promisi di batterlo: fuggì di casa mia tre anni sono, ne ho potuto piú saper novella; solo ho inteso che era qui in Napoli e che stava in casa di un medico detto Gerasto, vestito da fantesca. Io non posso imaginarmi altro, perché vi stii, se non per qualche trama amorosa, onde potrá facilmente capitar male.

PEDOFILO. Non posso imaginarmi che mio figlio, qual ho sempre conosciuto modestissimo, abbi usato atto cosí discortese. SINESIO. Non dice cosí Lidia, che, stimandolo Cintio, si ridusse onestamente a trattar con lui. PEDOFILO. Or, Dio grazia, abbiamo onorata la vergogna.

APOLLIONE. Chi non è uso a mentire, crede ogniun che dica il vero. Ma io tocco la veritá con le mani. NARTICOFORO. Io non posso imaginarmi uomo piú perfidioso di te: questi è un «doli fabricator Epeus», è un altro Ulisse che fece il cavallo igneo per prender Troia. Tu ne sei stato admonito prima, che persuade a ciascun che sia lui.