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E si levò in piedi per abbassar la fiamma del gaz, ma, breve di statura com'era, non ci arrivava. Son qua io disse il suo vicino, l'onorevole Francioni, ch'era una pertica. Ma io mi guarderò bene dall'addormentami. Scendo a Grosseto. E noi scendiamo a Pisa soggiunsero i due compagni. Non c'è che Varedo il quale faccia un viaggio lungo. Pur troppo. E che viaggio!

Oh... oh... oh... fece a un certo momento Francioni, agitando le lunghe braccia a guisa di due assi di un telegrafo ottico. Ho dormito?... Ove saremo?... Che ore sono? Si alzò che, quasi toccava con la testa il cielo della carrozza, e guardò l'orologio. Per bacco! Siamo proprio vicini a Grosseto... Se non mi svegliavo da me... Vi avrei svegliato io; non dubitate disse Varedo.

Sempre per sentieri traversarono Val Citerna, e giunti sulla cima si trovarono nella via ruotabile delle Collacchie. Il Generale non si aspettava di trovare una strada simile in mezzo a quelle boscaglie, e in luoghi così disabitati, onde si fermò sorpreso, e domandò: «Dove conduce questa strada?» E il Pina rispose: «Da una parte a Follonica, e quindi a Livorno, e dall'altra a Grosseto, poi a Roma. Vi sar

Oh bella! disse Orsara spalancando la bocca a un enorme sbadiglio. Siamo in tre soli? Naturale soggiunse Cataldo.... Francioni è disceso a Grosseto. E non ce ne siamo accorti? Sfido io... Quando si dorme... Voi, Varedo, non dormite in ferrovia? Questa notte non dormirei in nessun posto... Ah, è vero.... Scusate...

Oh grazie, Varedo... Credevo che dormiste anche voi... Questi qui sono due ghiri. In fatti Orsara e Cataldo non si mossero nemmeno quando a Grosseto Francioni fece aprir lo sportello e discese salutando Alberto Varedo.