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Ogni Fascio aveva il suo rosso gonfalone con qualche altro particolare emblema; e quel benedetto rosso che scioccamente d

Se, procurando di servire come meglio può alla nazione italiana, necessariamente il Conciliatore incappa a spiacere all'individuo, questi si dolga non di noi, ma della sua propria sinderesi e delle sue proprie opinioni, discordi forse troppo da quelle della nazione e del secolo; si dolga con se stesso, per aver tolto a seguitare coi pochi il logoro gonfalone dell'oscurantismo piuttosto che la bella bandiera dell'amor della patria, alla quale è ligio il cuore dei molti.

Egli era seduto sovra un seggio cui faceva baldacchino un ampio gonfalone di colore purpureo, polveroso e traforato in più parti da palle nemiche; al di sopra di questo vedeasi sospesa una campana di bronzo con cerchii d'argento, che chiamavasi la Martinella, l'uno e l'altro de' quali arnesi venivano attaccati ne' giorni di festa o di guerra all'albero maggiore del brigantino che faceva in certo modo sul lago la funzione dell'antico Carroccio famoso ai tempi delle repubbliche lombarde.

Chi scrive queste pagine ricorda le ultime processioni commemorative delle due ricorrenze, dove non più gli ordini monastici tutti, ma solo pochi loro rappresentanti con gonfalone e croce intervenivano, rari nantes in gurgite vasto, scarsi componenti una breve fila di frati, appena notabili nelle grandi vie da percorrere, non sai se mortificati di essere in poco numero, o infastiditi dell’ora dello spettacolo, che li distraeva dalle consuete occupazioni.

Ma triste glorie furono coteste, e noi le abbiamo scontate. Vera gloria era quella quando una generazione di scheletri prorompendo fuori dalle antiche sepolture abbrancò con le nude ossa pugni di terra romana, e se ne faceva un cuore; drappellava il sudario di morte convertendolo in gonfalone di vita; chiamava un'aquila messaggera dei nuovi messaggi, e San Giovanni le inviava la sua, impaziente di percorrere di nuovo la terra con lo evangelo dei Popoli; supplicava da Dio una spada, e Cristo le poneva nelle mani la sua, che ha lama portentosa di luce. Oggimai sembrava che la nuova fortuna di Roma avesse indirizzato il volo a sicuro viaggio, perchè le sue parole suonavano: «libert

I soldati longobardi adunque, i Normanni, gl'Italiani, i loro capi, il popolo, la maestranza, tutti si uniscono, e a suono di timpani e di oricalchi, levato Guglielmo sopra uno scudo, gli affidano il gonfalone della loro nuova terra, gli danno l'elmo sormontato da cerchio d'oro e la rotella insignita della divisa medesima in campo di argento, e lo proclamano conte di Puglia riconoscendolo per loro primo condottiero e signore.

Qui adunque su quella sua torre, di cui non restan che i ruderi, sventolava a quell’ora il gonfalone del popolo; e nella sala maggiore di detto palazzo, adunati, il gonfaloniere di giustizia coi dodici anziani e i dugento consiglieri del popolo, al capitan degli Uberti, in merito de’ suoi grandi servigi, erano per confermarsi i due maggiori uffici, di capitano e di potest

Alla casa d'Este non ci era maniera di cortesia ch'ei non usasse; nel suo incoronamento commise al duca Alfonso portasse il gonfalone della Chiesa; ora però noi sappiamo se coteste mostre avessero virtù di trattenerlo dalle insidie nel fine di creare uno stato ai suoi dove gli tornasse più destro: a questo duca invece di restituire Reggio usurpatogli dalla Chiesa, gli piglia Modena cui prima ribella a Massimiliano imperatore, e poi gliela compra per quarantamila ducati; e non basta, perchè non contento di levargli lo stato si adopra torre al duca Alfonso col veleno la vita; più tardi negoziando con Francesco I a Viterbo l'ebbe a restituire, ma in compenso volle, che gli fosse concesso manomettere il duca di Urbino, e questo gli consentì Francesco, secondo il costume dei Francesi, soliti a procurarsi lucro ovvero ad evitare danno alle spalle degli amici; però Lione comecchè avesse ottenuto licenza di stiantare il duca di Urbino se ne trattenne, e ciò perchè (la storia volenterosa lo attesta) Giuliano, il quale nella sventura ebbe fidato esilo nella corte di Guidobaldo di Urbino, non consentì si recasse ingiuria al suo successore: ma egli immaturo periva, insegnamento solenne pel vicario di Cristo a non porre il suo cuore qui dove la tignola rode; invano però che la libidine di averi riardeva nel petto al pontefice vie più. Ora si pubblica il monitorio contro Francescomaria duca di Urbino dove s'incolpa micidiale del cardinale di Pavia, ed era vero, che lo ammazzò alla sprovvista di uno stocco nel petto, dello assalto dato alle milizie pontificie e spagnuole dopo la battaglia di Ravenna, e del rifiuto di unirsi con la gente di Lorenzo dei Medici contro Francesco I. Francescomaria inetto alla difesa scansavasi a Mantova; indi a poco conchiuse tra Francia, Austria, Chiesa, Spagna, e Venezia la pace. Francescomaria si propone a mo' di condottiero di ventura ai soldati dimessi e con essi osteggia il Papa, e ripiglia il suo; ne segue una guerra varia dove Lorenzo tale riceve un picchio nel capo allo assedio di castello Mondolfo, che lo reputano morto. Firenze ne mena baldoria, dopo quaranta ricomparisce Lorenzo che fa scontare con lacrime di sangue ai Fiorentini la intempestiva allegrezza. Il duca di Urbino condusse cotesta guerra da ardito non meno che da prudente capitano, minacciò Siena e Perugia, invase la Marca di Ancona, e la Toscana, e se non avesse avuto a combattere altro che armi e' pare, che aria potuto vincere, ma il tradimento non potè; il Papa tentò farlo avvelenare, qui riuscendo gli contamina i soldati rapaci, e traditori. Maldonato, Suares, con due altri capitani spagnuoli si obbligano consegnare vivo o morto il duca al cardinale di Bibbiena; senonchè il duca, preso fumo della trama, audace e franco gli accusa davanti ai soldati invocando l'antico onore spagnuolo; gli va bene il tiro che gli Spagnuoli accesi e adulati per gl'impiccano; tuttavia il duca, considerando che con cotesti arnesi non vi era a fare a fidanza, parendogli prudente esporli al cimento della seconda prova, molto più che erano creditori di ben 100 mila fiorini di paghe, egli sapeva, per soddisfarli, a qual santo votarsi, piegò agli accordi col Papa abbandonando per la seconda volta il ducato, che venne tosto conferito a Lorenzo. Quantunque l'animo di Lione fosse fallace peggio del mare in bonaccia pure non mancò chi ebbe cuore per domandargli onde tanta ira contro Francescomaria della Rovere, al quale egli celando la vera, o almeno la più prossima, palesò la causa più remota, ed era: «corrergli l'obbligo di punirlo della sua contumacia, imperciocchè dalla pazienza del principe ogni barone avrebbe baldanza a contradiarlo; potente avere trovato la Chiesa, e potente volerla lasciareNella storia davvero percuote la mente la strana persistenza dei casi umani, che sembrano ostinarsi a torre, e a dare questo ducato ora ai Medici, ora ai Della Rovere finchè dopo avere una di coteste famiglie inghiottita l'altra vengono ambedue sommerse dalla morte. Lorenzo anch'egli dopo avere affaticato la mente dello zio Papa per farlo principe grande; e dopo essere riuscito a farlo entrare nella casa di Francia, in virtù del matrimonio con Maddalena della Tour, manca alla cupa ambizione di casa sua morendo della turpe infermit

Qualcuno per iscorciatoie scabrose, ci precorse ed avvisò la cittadinanza del nostro imminente arrivo; una imponente dimostrazione fu improvvisata che ci venne incontro preceduta del rosso gonfalone e dalla fanfara del Fascio, e, percorso tranquillamente il paese per lungo e per largo, ci accompagnò alla stazione.

Un Pazzo la molesta coi cachinni e i sonagli: non è notte di Maggio? Quai voci tra le rame, qual rumor sulle rive? Son le danze giulive dei Paggi e delle Dame. Vogliam ballare a tondo a torno al Gonfalone: nulla di più giocondo. S'inchina il bel garzone secondo la canzone, e se vuol la ragazza, la bacia e si sollazza, come chi guida impone. Chi condurr