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Noi pubblichiamo tradotta letteralmente dal Monitore l'intera discussione e lo facciamo per due ragioni: perchè gl'Italiani v'imparino come, smarrita la fede in un principio e sostituito alla religione del vero il culto dell'egoismo, si cada in fondo d'ogni sozzura, e perchè i nostri nemici vedano che, diversi da essi, noi non temiamo pubblicit

Illusi e giovenilmente incauti dopo quasi vent'anni di delusioni e d'esilio! Gl'Italiani avevano peccato contro l'eterno vero e contro la unit

Gl'Italiani videro le spalle dei loro boriosi nemici, e dovettero capire in quel giorno, che quando si è veramente decisi a battersi, per lo più si vince. Vi furono molti atti di bravura in quei nostri militi improvvisati.

Presso gl'italiani trovarono applauso sempre coloro degli stranieri che piú erano stati larghi d'encomi alle nostre lettere; e contumelie villane, anziché pacate confutazioni, coloro che in qualche maniera parvero mostrarsi meno scialacquatori d'incenso.

E fosse leggerezza naturale o perché le menti ristrette non sanno attendere a un tempo alle cose presenti e alle ulteriori, fu meravigliosa la noncuranza con che egli e i suoi francesi malcontentarono i regnicoli, gl'italiani tutti, gli stessi guelfi.

Perdonino al piemontese. Intanto, spargevasi, fioriva piú che altrove in Italia l'invenzione nuova della stampa. Della grandezza della quale, sentita da tutti, sarebbe declamazione oramai qualunque cosa si dicesse. Ma gioverá osservare quanto rapidamente gl'italiani d'allora abbiano saputo appropriarsi l'invenzione straniera.

Lo confessa schiettamente anche il suo compagno d'armi e biografo Giuseppe Guerzoni. «Gl'italiani», son sue parole, «stimavano Garibaldi un condottiero di bande, e nulla piú; e si sarebbero ben guardati dall'affidargli una parte importante, molto meno il comando d'un esercito». E, quasi temesse d'esser stato poco chiaro, ribatte il chiodo affermando che nel '48 e '49 «malauguratamente su di lui pesava quella reputazione di valente condottiero e di inetto generale, che gli era stata buttata addosso come una camicia di forza fin dal suo primo ritorno in Italia» .

Gl'Italiani si erano liberati dall'Impero feudale tedesco coll'aiuto del Papa, ma non avevano ora nessuna intenzione di subire la signoria teocratica di lui. Lo spirito d'individualit

Estendere la loro su tutta Italia era l'intento dei reali di Napoli, dei signori di Milano e di Verona: ma appunto per ciò si contrastavano gli uni gli altri; di modo che la politica, la quale, nei due secoli precedenti, aveva operato a passioni ed entusiasmo, in questo era ridotto a calcolo e ponderazioni; e gl'Italiani avevano inventata quella bilancia di poteri, che divenne poi norma universale in Europa, e fu non poche volte sostituita al diritto e alla giustizia.

In lui vedo riposta la speranza della nostra redenzione; Carlo Alberto sia dunque il nostro capo, il nostro simbolo; gli sforzi di tutti gl'italiani si concentrino in lui. Fuori di lui non vi può essere salute. «Uniamoci dunque tutti nel solo pensiero della guerra allo straniero; facciamo per la guerra ogni sorta di sacrifici.