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³⁹² Pag. 214. La lettera a Temistio è un documento altamente onorevole per Giuliano, è una prova parlante della modestia e della serena tranquillit

Al movimento intenso di mente e di lavoro che gli imponevano i suoi compiti di riformatore religioso, di generale e d’uomo di Stato, Giuliano provvedeva con la sua facolt

In tale condizione di cose, parve a Giuliano che egli dovesse e potesse risollevare le sorti della civilt

Il treno era giunto, in ritardo però di quasi un quarto d'ora, e il Duca Giuliano usciva frettolosamente dalla stazione, cercando qua e l

Milla alzò di nuovo il viso, aspirando con gioia la frescura di quell'arietta. Girò attorno lo sguardo, vide quella bella villa signorile, così idilica, colla sua verde cintura di arrampicanti. Vide il giardino ridente e il piano maestoso e i colli vicini, e tutto ciò le parve bellissimo. Allora pensò che Giuliano, il suo fedele Giuliano, era pure molto bello.

³²² Liban., 249. Ma qualche conforto aveva pure Giuliano, in mezzo ai suoi disinganni. Grande doveva esser la sua gioia, quando qualche personaggio cospicuo della Chiesa ritornava nel grembo del Politeismo. Se non che, ciò pare avvenisse con estrema rarit

«Ma Epulone è all'inferno, ed Eleazaro nel seno d'Abramo! Ed è più facile ad un camello passare per la cruna d'un ago, che ad un ricco entrare nel regno dei cieli...! Questa consolazione, ai poveri, l'ha lasciata Iddio... «Ebbene! disse Giuliano allora le ripeto che io non vo' sapere di questo Dio. Smettiamo di parlare di lui! «Ed egli vi punir

«Malata no, che io non tocchi altra carne battezzata in mia vita!» E così rispondendo il pover'uomo metteva peritoso la mano sul braccio del giovane, e trangugiava qualcosa, come avesse avuto in gola il nodo d'una bugia. «Dio voglia... ma voi non rispondete franco! soggiunse Giuliano annuvolato molto. «Gli è che lei mi... pare un giovane fiero... e poi non ho più mangiato da D...

Se si tenesse conto delle savie considerazioni svolte dall'on. Di San Giuliano nel suo libro sulla opportunit

³²⁷ Iulian., 440, 10 sg. ³²⁸ Qui Giuliano deride il culto dei sepolcri dei martiri, praticato con fervore dai Cristiani e da lui considerato come ridicola superstizione.