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Annunciamo ora a' nostri lettori che un italiano, noto favorevolmente fra la schiera de' letterati, il signor Salfi, avendo ragunati i manoscritti del signor Ginguené, trovò di potere stampare altri tre volumi di quella storia, e compire cosí in tutti i suoi rami il periodo che comprende il secolo decimosesto.

Il signor Salfi è da considerarsi dunque nell'occasione presente non come semplice editore, ma come cooperatore col signor Ginguené.

Ma se si pensa che il signor Ginguené scriveva il suo libro dopo l'anno 1810 ed in Francia, che è quanto dire un trent'anni dopo quello del Tiraboschi ed in paese piú illuminato del nostro, chi vorrá perdonare a lui la penuria di filosofia?

La novitá e l'importanza d'un lavoro storico non consistono unicamente nel narrare fatti non conosciuti in prima, bensí piú sovente nella maniera nuova di considerarli. Un portare erba al prato sarebbe se i due volumi de' quali parliamo somigliassero in tutto e per tutto ai libri del Tiraboschi e del signor Ginguené. Ma o noi c'inganniamo, o la somiglianza per cento ragioni è tenuissima.

Eaubonne e la valle di Montmorency prestarono l'ultimo asilo al signor Ginguené; e l'ultima voce di lui fu udita in quelle amene campagne... Ora non vi suonano che i gemiti della sua vedova moglie.

La lettera che il signor Ginguené, dolente dell'insulto onde vide ricompensato il proprio zelo, scrisse su di ciò all'abate di Caluso, e l'indole stessa del fatto, dimostrano quanto sia stato il torto dell'Alfieri.

È la natura di certi costumi d'Italia che ci sforza a farle, non giá una troppo alta importanza che noi vogliamo attribuire alle nostre fatiche letterarie. E a questo proposito, pensando al bel carattere morale del signor Ginguené, ci giova lasciar per ora da un canto la sua Storia letteraria, e cedere invece al bisogno che sentiamo di dare una lagrima alla memoria di questo illustre defunto.

Negletto, dimenticato dal governo, detestato anche: se ne compiacque. Nell'ultima caduta di Napoleone venne fatta istanza al signor Ginguené perché celebrasse in versi il nuovo destino della Francia, tuonando irato contra i costumi dell'uomo precipitato dal trono. Lascio questa cura rispose egli a coloro che lo hanno lodato.

E gli adulatori di Napoleone accettarono alacremente l'incarico che Ginguené rifiutava.

Solo ti preghiamo, o lettore, di non interpretare sinistramente questo nostro silenzio e di crederci rispettosi davvero verso quegli ingegni, perché li crediamo in accordo coi lumi del secolo e non co' pregiudizi della ignoranza orgogliosa. Il signor Ginguené scrisse in Francia l'intera storia della letteratura italiana.