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Unitosi dunque con Federigo suo fratello, e aiutato da Ercole I, duca di Ferrara, e dal suddetto Trivulzi, nel 1502, costrinse colle armi Gianfrancesco ad uscire dalla Mirandola.

La pace tra essi però non fu di lunga durata. Nella notte dei 15 di ottobre del 1533, Galeotto nipote di Lodovico, seguito da quaranta uomini, sorpresa la Mirandola, ed entrato a mano armata nelle stanze di Gianfrancesco, che udito lo strepito, e sapendo ciò che avea a temere, erasi gittato ginocchioni innanzi a un Crocefisso, a lui e ad Alberto, uno de' figliuoli di esso fece barbaramente troncar il capo e chiuderne in prigione la moglie e Paolo, l'ultimo de' figliuoli

Dopo la morte del suddetto Galeotto fratel di Giovanni, che accadde nel 1499, Gianfrancesco gli succedette nel dominio della Mirandola. Ma Lodovico di lui fratello pretendeva di aver diritto a quel principato, ed egli avea un forte sostegno in Francesca sua moglie, figlia del famoso Gianiacopo Trivulzi, generale allora dell'armi di Francia.

Il conte Lodovico fu ucciso in guerra nel 1509; ma Francesca insieme co' suoi figli si tenne ferma in quel luogo fino al 1511, quando il bellicoso Giulio II, stretta personalmente d'assedio la Mirandola, ed entratovi per la breccia, ne restituì il dominio al conte Gianfrancesco.

Ma poco tempo ei lo tenne; che l'anno stesso vi rientrò co' suoi francesi il Trivulzi, e Gianfrancesco di nuovo fu costretto ad uscirne. La decadenza dell'armi francesi in Italia gli fece riavere due anni appresso il due volte perduto dominio, e per mezzo del vescovo di Gurck, ministro di Cesare, si stabilì un amichevole accomodamento tra' due contrari partiti.