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Ruggiero abbraccia la sua donna bella, che più che rosa ne divien vermiglia; e poi di su la bocca i primi fiori cogliendo vien dei suoi beati amori. 33 Tornaro ad iterar gli abbracciamenti mille fiate, ed a tenersi stretti i duo felici amanti, e contenti, ch'a pena i gaudi lor capiano i petti.

Questo qui, è al di sotto del vostro ingegno e della vostra coscienza. Voi mi mandate dunque via prima d'avermi messo alla prova? Io vivo troppo in mezzo ai preti perchè non mi abbia a sbagliare sul loro carattere. Io li detesto cordialmente, auguro loro tutti i gaudi nel paradiso e la galera in questo mondo.

Io so ben ch'è una fisima l'eguaglianza sociale, Poichè, qui in terra, tutto è bene, e tutto è male; Poiché ciascuno al mondo predilige un tesoro; Il savio i suoi volumi, l'usuraio il suo oro, Il poeta i suoi sogni; poichè è vana speranza Fra miseria e ricchezza ottener l'eguaglianza: Poichè fin che degli uomini saran diversi i volti E nasceranno belli e brutti, furbi e stolti, Deboli e forti, arditi e timidi, i mortali Si rassomiglicranno, ma non saranno eguali; So, che se tutti gli uomini avesser oggi un pane Chiederebbero unanimi il lusso alla dimane; So che è propria natura d'ogni nostro bisogno Di svanir, soddisfatto, crëando un altro sogno; Ma so ancor che un diritto inconcusso è la vita; Che sovra cose ed uomini una legge è scolpita, Una legge che domina eventi, gaudi e lutti; Che la Terra ci grida: "Figli, vivete tutti!"

Le donne che sono state sempre brutte, detestano la bellezza delle altre. Quelle al contrario che furono belle e cui il tempo solo svaligiò, vi si riguardano come in uno specchio, e si sovvengono con rammarico senza dubbio, ma senza rancore, dei gaudi della loro giovinezza e delle feste inebriate dell'amore.

Oh!... Triste scherno!... Il mozzicon di sego, Nella cui scialba fiamma ho gli occhi fisi E presso a cui scrivo e bestemmio e prego, Val più dei raggi insiem moltiplicati Che piovvero dal sol su gaudi e affanni Nei secoli passati! Oh!... Triste scherno!... Il mio vecchio bastone Vale gli scettri dei re che son morti! Il mio gramo cappel val le corone Che il tempo infranse!

Ami tu tuo marito? Che domanda! l'avrei sposato senza ciò? Un milione di gaudi, allora. Un tugurio... ed il suo cuore!... E poichè vi siete, soggiungete: e sessanta mila lire di rendita! Io conoscevo un certo Svedese che ne possedeva trecento mila. Codesto, è storia antica... passiamo. Ne conosco che ne

Vittime tutti d'uno stesso inganno, Nell'imo vostro cor chiuso è l'affanno Che la parola invan cerca ridire, E s'ode solo qualche flebil suono. Incompreso dai più, mentre che un tuono Sublime dorme nelle vostre lire. La candida fanciulla ha sedici anni E non provò duolo ancor, gioia; Ignora i gaudi tristi e i dolci affanni E il disperar per fieri disinganni,

Tu, con cui scorre libera E aperta la parola; Tu, d'ogni umana lagrima Educata alla scuola; Tu, che dai per un obolo Ciò che l'altre, per anni, Con amarezze e inganni, Vendono a caro prezzo! No!... L'amor non è l'unica Gioja al mortal concessa! Anche l'odio ha i suoi gaudî! E la vendetta anch'essa! Vieni, povera vittima, Vieni!... Al tuo sen mi stringi!

Amplesso?... Beò?... Cosa volevano dire queste nuove parole?... E "la vergin ne' gaudi cercata" e "la sposa dell'uomo stranier" era la Doralice coi capelli disciolti, seminuda, stretta fra le braccia di un soldataccio ispido e nero, coi baffi impeciati.... "Maledetta! Maledetta!..." Amplesso?... beò?... Cosa volevano dire?

19 A quella mensa citare, arpe e lire, e diversi altri dilettevol suoni faceano intorno l'aria tintinire d'armonia dolce e di concenti buoni. Non vi mancava chie, cantando, dire d'amor sapesse gaudi e passioni, o con invenzioni e poesie rappresentasse grate fantasie.